Non sono moltissimi i paesi al mondo in cui rimangono in piedi due sinistre. Per brevità diciamo che la prima è, o dovrebbe essere diventata, riformista, la seconda è, o come tale si rappresenta, antagonista. Antogonista soprattutto all’altra. Perchè mai?
Il caso è ormai quasi uno specifico italiano, sono pochi i paesi che si attardono in questi orizzonti novecenteschi. Ma una parola su tutte segna la storia del passato, lontano, e indica quel vizio persistente che aiuta a capire questa curiosa dinamica: quella parola è “rinnegato”. Del povero Kautsky pochi sanno qualsiasi altra cosa, se non che Lenin lo definì così, “il rinnegato Kautsky”. E questa dell’aver rinnegato “la causa” è rimasta l’accusa nei confronti dell’altra sinistra. Soprattutto da parte della sinistra antagonista, che vede nei riformisti dei “rinnegati”. E’ chiara l’importanza del vocabolo: chi ha rinnegato Dio, la fede, è il peggior nemico. Peggior del nemico vero! Per scongiurare che la sinistra rinneghi se stessa può valere anche la pena di patire una sconfitta ad opera della destra, ma non mai lasciare che il rinnegato vada al potere.
Il punto allora è molto semplice: esistono davvero due sinistre? Forse è un equivoco. Riformisti e antagonisti, come si dice oggi, appartengono a due universi diversi: il primo si occupa del possibile, il secondo… della denuncia. Che deve rimanere minoritaria, altrimenti cesserebbe di essere tale.
E’ la perdita di questo spazio che “terrorizza” la sinistra antagonista. Nella vittoria della destra dunque la sinistra antagonista confida per un interesse a volte inconsapevole ma vitale.
Diviene così poco utile seguitare a parlare di due sinistre. Sono due opzioni incompatibili che partono da esigenze opposte. Chiarirlo è utile, molto più utile che invocare il voto utile.
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