Servizio Pubblico è finito nel mirino di Beppe Grillo, che ormai considera la “banda” Santoro un gruppo di disinformatori faziosi e quant’altro.
Santoro o Sallusti pari sono, si potrebbe ipotizzare leggendo il tipo di critica. Opinioni. Discutibili, ma pur sempre opinioni.
Quello che è più curioso è che i seguaci del comico – che pure ha fatto il suo successo con l’ironia e la satira e fa politica facendosi beffe degli avversari – non riescono a sopportare che quello che Grillo fa agli altri possa essere fatto al loro leader.
E così nel mirino dei grillini (o simpatizzanti di M5s) attivi nella rete è finito – per l’ennesima volta – Vauro. Colpevole, questa volta, di aver paragonato in una vignetta sul sito di [url”Servizio Pubblico”]http://www.serviziopubblico.it/vauro/2013/02/02/news/l_editto_blog.html[/url] Grillo al Berlusconi dell’editto bulgaro che fece allontanare dal video Biagi, Luttazzi e Santoro. Apriti cielo. Sul profilo facebook di Vauro c’è stato l’assalto dei manganellatori del web a suon di insulti, per la verità gli stessi di sempre: non hai capito niente; venduto, leccaculo, servo dei padroni. E poi Servizio Pubblico si fa su La7, che è di Telecom. Allora Vauro è venduto ai poteri forti. Analisi politiche raffinatissime.
Vauro un po’ si è divertito, un po’ si è stufato. Così da buon comunista si è imposto una severa autocritica e, se non bastasse, si auto-invierà nei campi di rieducazione a riflettere sui suoi errori e deviazioni politiche. Quindi Vauro ha scritto sul suo sito ufficiale: “Sono una merda, sono finito, sono un comunista, sono vecchio, sono rincoglionito, faccio pena, sono un servo, sono miliardario, sono radical chic, sono venduto a Berlusconi, sono venduto a Bersani, sono venduto a Telecom, sono venduto a Ingroia”. E altre cose che potete leggere in [url”questo articolo”]http://vauro.globalist.it/Detail_News_Display?ID=50055&typeb=0&Ok-faccio-autocritica[/url] sul suo sito ufficiale, vauro.globalist.it.
Con una richiesta finale di Vauro: nell’autocritica manca qualche insulto? I grillini colmino pure la lacuna.
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