Se l’Italia è ridotta male, come è sotto gli occhi di tutto il mondo, la colpa non è dei politici. Occorre continuare a ripeterlo finché tutti non ne saremo convinti. E’ necessario ripetere che i politici non sono al potere perché il caso ha voluto che fossero al posto sbagliato nel momento sbagliato. E nemmeno è colpa della legge elettorale, per quanto sbagliata e porcellosa, il voto lascia sempre il margine di scelta, se non del migliore, almeno del meno peggio.
La colpa è degli italiani che attendono da sempre l’uomo della provvidenza, che qualche volta, purtroppo, si identifica anche nell’uomo forte o nell’idiota di turno che ha in mano le ricette miracolose per risolvere i problemi della nazione. E ciò è dovuto anche al decadimento della politica, di cui i cittadini hanno colpe non indifferenti per aver abbandonato la cultura politica ed essersi limitati a rimirarsi nello specchio e curare il proprio orticello. E’ chiaro che non tutti gli italiani sono così, ma non è possibile, qui, mettersi a fare la distinzione tra buoni e cattivi. La prossima tornata elettorale presenterà diversi personaggi che ambiscono assurgere al ruolo di “uomo della provvidenza”.
Uno lo conosciamo bene, purtroppo. E’ quello del milione di posti di lavoro, degli interessi propri e degli scandali nazionali e internazionali. L’uomo che ancora oggi tiene stretto nelle mani il destino di questo Paese perché con la sua ricchezza, i suoi giornali, le sue televisioni condiziona la normale vita politica, e non solo, di tutti gli italiani. Eppure, dopo tutti questi anni che ci ammorba trova ancora chi lo asseconda, chi lo protegge e lo spinge a tentare di riprendersi il posto che ha dovuto lasciare quasi con ignominia, e di questi signori non si capisce chi lo fa perché pagato e chi per libera scelta. E con altrettanta ignominia ci sono persone che ancora pensano che lui ci salverà.
L’altro è il tecnico che ha preso il posto del signore di cui sopra. Tecnico da tutti (?) invocato che non ha saputo approfittare del vento in poppa con cui è arrivato ad avere in mano i destini dell’Italia. Tutti o quasi, obtorto collo, si attendevano dall’osannato professore misure volte alla crescita e alla ripresa, ci siamo trovati pieni di tasse come non mai, più poveri e preoccupati di prima. Con meno diritti e sempre più doveri, con meno salute e meno sanità, con meno scuola e meno cultura. Insomma, lo ripeto, il professore ha fatto il lavoro sporco che Berlusconi ha rimandato, per non minare il suo personaggio, e che a noi è costato molto di più che se le misure fossero state prese a tempo debito e con equità. Eppure anche costui è visto come “l’uomo della provvidenza”, in molti sperano che porti avanti la sua agenda, vorrei leggere cosa c’è scritto in questa cazzo d’agenda oltre alle parole tagli e tasse. Anche lui è la rappresentazione della perdita di credibilità della politica. Se il vacuo Casini si spende tanto per Monti e la sua agenda, non me ne fregherebbe nulla, ma il fatto che anche all’interno del Pd, che fino a prova contraria ancora si definisce di centro-sinistra, c’è una corrente filo-montiana, diventano anche fatti miei. Inoltre la smettesse di fare l’imitazione di Nanni Moretti.
E per fortuna che un altro candidato al titolo ce lo siamo tolti, per il momento, dall’orizzonte. Ciao sono Matteo Renzi, il nulla che avanza. E basta così.
E poi Grillo. Il vate, il santone, colui che apre bocca per far prendere fiato ai denti ma trova italiani a iosa disposti a credere a ricette fantomatiche e proclami degni di altre epoche. Scomuniche, espulsioni fatte dall’ufficio legale, affermazioni di dubbio gusto e chiaramente razziste e altro ancora. Ma perché tediarvi con cose che avete già letto sul blog e su Globalist? Grillo ormai si qualifica da solo, anche quando sta zitto.
E la sinistra radicale poteva mancare in questo panorama di ricerca spasmodica dell’uomo della provvidenza? No, la sinistra non si fa mai mancare nulla. Ed ecco venire alla ribalta, già preannunciata, la figura del magistrato antimafia che scende in politica. A capo di una coalizione rabberciata che si spaccherà alla prima occasione perché troppo eterogenea e con personaggi incompatibili politicamente e personalmente, di cui qualcuno con gravi problemi di egocentrismo. E il giudice dovrebbe scendere in campo alla guida di quest’armata Brancaleone? Resti a fare il suo mestiere che è meglio.
Alla fine di questa carrellata mancano due o tre candidati. Del verde bile non me ne può fregare nulla, forse pensa che togliendo i riti fanciulleschi del suo capo ha risolto i problemi. Ma sbaglia, almeno lo spero. Del rosa sbiadito emiliano, alla fine di questo excursus, mi toccherebbe parlare bene, almeno come persona. Questo però è un altro discorso.
Di Pannella, non del fine ultimo della sua protesta, non parlo per non correre il rischio di essere linciato. Comunque ognuno è padrone del suo destino, anche di fare l’eroe morto. Io preferisco un uomo vivo.
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