Le due domande chiave sono nel sommario. Sintetizzabili, volendolo, nello stesso quesito: “Perché la politica più innovativa oggi ha preso le forme dell’anti politica?”. Occorre ricordare che quanto sta accadendo con Grillo e Renzi (nelle dovute differenze), risulta storicamente e culturalmente il seguito di venti anni di berlusconismo. Fu Silvio il vero iniziatore dell’ “anti politica” usata come argomento per attrarre consenso e fare politica. E così sembreremmo precipitati nell’irrisolvibile. Con una serie di considerazioni in più, genericamente catalogabili di sinistra, che fanno riflettere.
«Forse lo spirito democratico che è proprio della cultura dell’elettorato del centro sinistra non è proprio dei vertici e dei dirigenti del partito che dovrebbe rappresentare tale elettorato? Ovvero il Pd si è trovato vittima degli stessi meccanismi di conservazione del potere di quella che chiamiamo casta? Perché i politici sono vecchi? Perché l’accesso a certe posizioni è stato chiuso è una risposta banale, ma è veritiera. Chi con forza ha aperto quelle porte lo ha fatto in contrapposizione e ahimè anche in solitaria».
«Così ci troviamo con un Grillo che non solo ha fatto capire al Pd di aver perso tempo sul piano della comunicazione e di essere indietro su questo campo fondamentale per la vita politica, ma ha anche apparentemente aperto le porte a chi vuole partecipare attivamente alla politica non solo col voto ma proponendosi sul territorio, partecipando alle elezioni, assumendo cariche. Peccato che il vuoto di pensiero e di democrazia in questo movimento sia un enorme voragine, basta vedere le regole e la struttura del movimento e la genericità del suo “programma”».
«Poi c’è Renzi con la sua macchina comunicativa e promozionale, e viene da chiedersi ma che ci fa qui? Non poteva fondarsi il partito suo? Riformulo: non è che si è confuso voleva tesserarsi al Pdl e e per la fretta la L è rimasta nella penna? Battute a parte il punto è che anche Renzi è un corpo estraneo al centro sinistra, ci è entrato con la sua struttura e vuol portare avanti gli amici suoi per guardarsi le spalle, come una macchina da guerra all’interno del partito per fare una sorta di golpe. Il golpe non è un rinnovamento democratico».
«Certamente Renzi ha dovuto strutturarsi da sé perché gli accessi all’attività politica sono tutti da inventare se vuoi arrivare a confrontarti con quelli che sono i dirigenti del partito che ti sei scelto. Ma il partito è di altri, anzi è terreno di conquista. Ecco di nuovo lo stesso vuoto di democrazia all’interno della vita del partito, quello di accesso alle cariche e quindi di poter essere una voce che pone del pensiero al suo interno e che crea consensi e opposizioni. Atto che presuppone una adesione ai contenuti che il partito incarna da parte di chi vuole far sentire la propria voce. E la fragilità identitaria del partito rende ancora più grave tale vuoto».
«Come ricostruire percorsi che portino ad una partecipazione e ad una formazione di nuovi funzionari e dirigenti del partito? E’ necessario che un partito che pone nel proprio nome la parola democrazia si interroghi su questo. Perché ci sono dei vuoti di democrazia, di chi sono figli? Dello svuotamento di contenuti a favore di strategie per il mantenimento di posizioni di potere che tutti i partiti italiani hanno vissuto negli ultimi decenni? E se il Pd è vittima dello stesso processo di conservazione della casta, meccanismo tutt’altro che democratico, ha delle regole che permettono che il rinnovamento al suo interno avvenga in modo democratico?».
«Ecco che in un momento come questo le regole che animano e disciplinano la vita di un partito sono di vitale importanza e la bagarre sulle modalità di voto alle primarie non è per nulla un bel segnale». Lettera firmata, si usa certificare. Lettera a Globalist che diventa parzialmente pubblica nell’anonimato dell’autore/autrice. Di cui forniamo un sommario identikit per aiutare a capire chi voglia sforzarsi di farlo. 25 anni, buona cultura, lavoro ovviamente instabile, vive nel nord, in zona fortemente leghista, ma non voterà Maroni!
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