Tifare Silvio per vincere facile? No, grazie
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Tifare Silvio per vincere facile? No, grazie

Rottamazione. Prima Maroni che ci ha tolto di torno Bossi. Nel Pdl ci prova Alfano e a sinistra si tifa per Berlusconi per convenienza. Ci vuole una rottamazione senza frontiere.<br>

Tifare Silvio per vincere facile? No, grazie
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26 Novembre 2012 - 09.25


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di Tancredi Omodei

“Speriamo ci sia Berlusconi, così vinciamo…”. Sostanzialmente questa l’idea centrale di Rosy Bindi nella chiassosa serata televisiva che il Tg3 ha dedicato al risultato delle primarie del centro sinistra. E’stata l’unica prospettiva che ha fatto ridere la Bindi, per il resto tesa, nervosa e acidina. Bersani da segretario del Partito Democratico, dopo averla vinta sulle regole delle primarie, non l’ha spuntata al primo turno ed ora deve affrontare la roulette russa del ballottaggio.

La frase della Bindi è la manifestazione di un’idea che richiede una riflessione. Cos’è meglio per il Paese, avere un centrodestra impresentabile e gravato da una storia di oscenità del suo vecchio leader o un centrodestra che riesce ad affrancarsi dalle oscenità e dello stesso leader osceno, e che assicura al Paese un contendente che nel sistema democratico dell’alternanza può ritrovarsi a governare di nuovo, magari dopo un turno al centro sinistra? Io non ho dubbi, preferisco non avere occasioni per ridere e indignarmi per le cose buffe e scandalose di un leader e sapere che, comunque vadano le elezioni democratiche, a governarmi ci saranno persone serie, meglio se della mia parte e votate da me. Se dello schieramento opposto e da me non votate, pazienza, è la democrazia.

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Dico questo perché, così come manifestato dalla Bindi nella serata televisiva di Rai3, vedo una diffusa partigianeria, soprattutto in certi giornali e in certi Tg, tutta spesa ad augurarsi un ritorno in campo del Cavaliere che determini la sconfitta di chi, all’interno di quello schieramento,lavora perché il centrodestra si lasci alle spalle un paio di decenni di berlusconismo. C’è una premeditata e viziata sottovalutazione di quel che si muove nel Pdl; nuovo, comunque si valuti, determinato da un Alfano che, è verissimo, è stato di Berlusconi il delfino, ma che adesso si è dato il ruolo di chi può portare il centrodestra su una strada diversa. Lo fa forte del ruolo che lo stesso Berlusconi gli ha dato, ma anche – è utile ricordarlo – di una formazione cattolica che è humus assai diverso di quello appiccicoso dei tanti e delle tante che hanno ronzato e continuano a ronzare attorno a Silvio. Il cambiamento è un obbligo che non ha frontiere, altrimenti sarebbe come dire che vogliamo il nostro prato ben rasato e quello del vicino invaso dalle ortiche e dai rovi.

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Per capire quel che può accadere nel Pdl, vale ricordare quel che è accaduto nella Lega. Forse, anche in questo caso, si fa finta di non aver visto. Non aver visto che ci siamo sbarazzati di Bossi; di non aver sentito che Calderoli e lo stesso Borghezio tacciono e non dicono minchiate; di non vedere che la Lega al suo interno, guidata da Bobo Maroni, non offre più teatrini e siparietti. Erano buffi, ci facevano ridere, davano spazio al nostro compiacimento nel vederci assai diversi da quel mondo di erutti liberi, ma non facevano bene al Paese e alla nostra democrazia. Maroni in un sol colpo ha liberato l’Italia di quella Lega. Non è stata poca cosa.

Ecco, quel che accade nel Pdl, in grande potrebbe portarci allo stesso risultato col Pdl. Potrebbe non accadere, ma dobbiamo sperarlo. Per il Paese, se gli vogliamo bene. E ricordiamoci che Berlusconi è assai più ingombrante di Bossi. E allora, perché non augurarsi che nel Pdl avvenga quel che la nostra democrazia ha incassato con il lavoro svolto da Maroni? Solo per rendere più facile – come auspica la Bindi – il successo di Bersani? O di Renzi, aggiungiamo noi. E non parliamo dell’incognita Monti…

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Maroni ha rottamato, Alfano ci sta provando, ci sta provando Renzi sfidando un segretario galantuomo, che però ha alle spalle tanta gente che si fa schermo di lui ma che merita una rottamazione senza sconti, come quella che ci ha liberato di Bossi e che potrebbe liberarci di Berlusconi.

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