“Con me cambia la storia, in passato uno come me non sarebbe stato eletto”, Rosario Crocetta è (praticamente ufficialmente) il nuovo presidente della Regione Sicilia: uomo da sempre di sinistra – nelle tormentate vicende siciliane è passato dal Pci, a Rifondazione, ai Verdi, poi ai Comunisti italiani, per passare con il Pd nel 2008 – l’ex sindaco di Gela non soltanto è uno dei volti dell’antimafia siciliana, ma anche dal punto di vista della morale e dei costumi rappresenta una svolta per l’Italia e per la Sicilia, essendo dichiaratamente omosessuale.
Certamente l’elezione di Crocetta rappresenta dunque una novità per la Sicilia. E’ pur vero che il suo nome, però, prevale in un quadro super frammentato che ha avuto due elementi di fortissima discontinuità con il passato: il Movimento Cinque Stelle, che rappresenta certamente anche un voto di rifiuto della politica “tradizionale” diventa addirittura primo partito della Regione, anche se con risultati più contenuti rispetto agli exit poll: è intorno al 15%, mentre il Pd è al 13%. L’altro elemento è che – forse per la prima volta nella storia repubblicana – la maggioranza degli elettori è rimasta a casa, quasi il 52%.
La batosta, dunque, è un po’ per tutti. E senza dubbio le elezioni siciliane saranno uno specchio per il futuro nazionale. Beppe Grillo ha già cominciato il reclutamento, la destra esplode con accuse reciproche (“uniti avremmo vinto”) mentre l’Udc fa pressing verso il Pd: “Pd e Udc è un’unione vincente”, ha detto il centrista Marco Follini.
Le alleanze per Crocetta. “Il problema delle alleanze non me lo
pongo. Le alleanze non si cercano sulla base di consociativismi e
ammucchiate varie, ma su provvedimenti, programmi e progetti. Su
questo costruiremo di volta in volta un’alleanza”. Poi: “Se l’assemblea non capisce” allora “ci sarà il
popolo in mezzo. Se questo sistema non funzionera’, a quel punto
si va al voto e Crocetta sarà eletto con il 60 per cento dei
voti”.
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