Io sono grato a Beppe Grillo. Sì, lo confesso, avevamo bisogno di lui, delle sue sagge e dotte disquisizioni, del suo essere comico volontario e inconsapevole. Sono grato di conseguenza ai grillini che propalano il suo pensiero, che lo ripetono ossessivamente come le giaculatorie in latino delle bigotte che, come i grillini, non capivano e non sapevano ciò che dicevano. Sono grato in particolare a un commentatore della pagina di Globalist su Fb, è un comico nato, involontario ma divertente. Insomma Grillo ha portato una ventata di vecchia novità nel panorama italiano, non solo politico ma anche sociale.
Grillo mi riporta indietro nel tempo, alla mia/nostra infanzia. A scuola si prendeva in giro l’insegnante di turno e quando questi ci scopriva si declamava subito: “Non sono stato io” e se qualche vigliacchetto tradiva ci si lamentava accampando la scusa: “Non è vero, è lui che dice le bugie perché ce l’ha con me”. Ecco, Grillo ha riportato un po’ di sano infantilismo nella politica. Non è colpa sua se nella carriera di comico e politico ha collezionato una lunga serie di gaffes, di dichiarazioni al limite del ridicolo, del fascista, del razzista e altro ancora. E’ colpa degli altri, questi fantomatici altri, che le fanno notare, le rimarcano e, come topi d’archivio, le ricercano nella rete per ricordarle ai più.
Non è colpa sua, è colpa di chi gli vuole male. D’altronde non si usa più la spada ma la rete, quindi, chi di rete colpisce di rete perisce.
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