Il Pd dell'Eur, i gay e le minoranze scomode
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Il Pd dell'Eur, i gay e le minoranze scomode

Da una parte l’eredità cattolica intesa come integralismo cattolico, dall’altra le minuscole scorie di comunismo. Ma le coppie di fatto dove vanno a finire? [Tancredi Omodei]

Il Pd dell'Eur, i gay e le minoranze scomode
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16 Luglio 2012 - 12.25


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di Tancredi Omodei Un racconto e una considerazione.

Parto dalla considerazione. Non sempre un’eredità porta arricchimento, a volte carica il presente di pesi insostenibili del passato. Faccio questa considerazione a proposito dell’assemblea del Pd dell’Eur, infastidita dal problema posto da una “minoranza” – come è stato sottolineato da chi si è messo di traverso – di considerare prioritaria la necessità di riconoscere le unioni di fatto, anche delle coppie dello stesso sesso.

Parlavo delle eredità pesanti perché mi è sembrato che fossero decisamente presenti nella barricata posta alla ”minoranza”: da una parte l’eredità cattolica intesa come integralismo cattolico prioritario rispetto ai doveri dello Stato, dall’altra quelle minuscole scorie di comunismo che si esprimevano (al tempo in cui era vivo e non rinnegato) in rigidità di presunta etica. A me pare che nel Pd dell’Eur, erede delle anime cattolica e comunista (o post comunista), sia emersa questa eredità.

Per la parte post comunista, impressionanti le parole che rimproveravano alla ”minoranza” il rischio di sporcare di contestazione il partito, la sua integrità rispetto al partito avversario nel momento in cui più appare brutto, sporco e cattivo. Noi buoni, loro cattivi, e guai a chi inficia questo assioma. L’idea del partito prima di tutto, anche prima del principio civile e democratico che siamo tutti uguali, anche rispetto alle scelte sessuali che ciascuno di noi ha fatto o vuole fare.

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Questa la considerazione, andiamo al racconto. Volutamente breve, in punta di piedi.

Ho due amici, una coppia gay. In realtà ho diversi amici gay, ma qui voglio parlare di una coppia, Carlo e Franco.

Stanno assieme da tanti anni, e la loro unione è salda, gioiosa, felice. La loro casa racconta in ogni angolo e in ogni suppellettile questa vita serena, questa unione certa e salda. La loro terrazza è un trionfo di fiori. Amano i fiori, li ama soprattutto Carlo, li fa arrivare da ogni parte del mondo. E li cura con amore. Franco è un gran cuoco. La loro ospitalità è una gioia per chi la riceve in dono e le ore con loro ti fanno ricco. L’uno è amato dalla famiglia dell’altro. Entrambi sono negli album di famiglia: sorridenti a dividere i passaggi della vita.

Quando incrocio la loro unione e la loro vita trovo fastidio per tanti dei nostri matrimoni falsi e benedetti dall’ipocrisia.

Nelle ore dell’oscena divisione all’assemblea dell’Eur ho saputo che uno dei due miei amici è gravemente ammalato. Non è preoccupato per quello che dovrà affrontare, ma della tenuta del compagno e chiede agli amici: state vicini a lui. Sono forti e si amano e l’augurio è che ce la facciano. Insieme.

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