Di Cota in Trota
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Di Cota in Trota

Il piemontese Cota, novello Trota, sceglie la secessione dal buon senso e accusa il governo di sgarbo istituzionale contro la Padania. Monti replica andando da Vespa.<br>

Di Cota in Trota
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2 Dicembre 2011 - 18.12


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In tempi di borse solitamente a picco e di spread alle stelle, dare i numeri è diventata un’arte, un mestiere. Vi si esercita con impegno e scarsi risultati il presidente leghista per merito grillino del Piemonte Roberto Cota. Che fa rima e si confonde, sovente, con suo collega (di partito e di consiglio regionale) di Lombardia, il principino padano Trota Bossi. Tanto da sembrare fratelli. Il Trota pedemontano s’è arrabbiato con Monti. E quanto! Il compunto Mario ha bestemmiato il Po e il Monviso? Peggio. Molto peggio a parere del presidente Cota-Trota. «Non si agisce così, è una provocazione, uno sgarbo istituzionale». Perdincibacco: cosa avrà combinato di così sconveniente l’ingessato Professor Monti?

Sto presidente del consiglio Mario Monti – attenzione, badate bene- va a convocare le parti sociali alla vigila dei provvedimenti governativi chiave per tentare la salvezza economica del paese Italia proprio nel giorno -pensate voi- della convocazione del parlamento padano a Vicenza! «Noi avevamo dato ampia e completa disponibilità – ha spiegato il Trota piemontese – poi è stata fissata a caso, ma evidentemente non a caso, questa iniziativa, una vera provocazione». A caso o non a caso, provocazione o per colpa della speculazione internazionale che gioca con i nostri risparmi come una Foca (voglia di rima) con la palla? Il Trota della Dora Baltea è convinto che qualcuno al mondo sappia del parlamento padano.

Che la politica, tutta, debba un attimo ripensare a se stessa e al suo modo di sentire e di reagire di noi, gente comune, vien confermato dalla stessa seriosa opposizione piemontesa. «Roberto Cota ci ha informati che tra i doveri istituzionali di presidente della Regione e la partecipazione alle riunioni del ‘parlamento padano’, cioè di un organismo di partito, preferisce queste ultime. È una conferma di quanto sosteniamo da tempo, e cioè che a Cota nulla interessa del Piemonte e dei problemi della nostra Regione». Così disse, seriosamente il segretario del Pd piemontese Gianfranco Morgando.

Uno può scegliere lo sghignazzo o la seriosità. Personalmente ritengo che sta volta il Trota-Cota fa solo ridere. Anche se le critiche severe stile Fassino sono più che giuste vista la storica vocazione istituzionale della Lega. «Fino ad oggi tale disinteresse si concretizzava nelle sue persistenti assenze, preferendo gli studi televisivi dei talkshow agli uffici regionali – aggiunge il Pd – la scelta di disertare il vertice convocato dal presidente Monti optando per il pellegrinaggio a Vicenza, invece, è molto più grave, perché la riproposizione del ‘parlamento padano’ viene fatta in chiave di secessione».

Secessione, oggettivamente, mi sembra davvero troppo. Seccedere da che, dalla reggia di Raconigi o dall’imbecillità personale? Torniamo a dare la dimensione giusta alle cose. E ai cosiddetti personaggi. E’ andato a casa il governo Berlusconi-Bossi. Crollano gli ascolti del Grande Fratello e del Tg1. Forse l’Italia si salverà. Certo però, illustre Professor Monti che la scelta di andare a raccontarci i sacrifici futuri da Bruno Vespa appare una improvvida caduta di stile, uno sgradevole ritorno al passato. Quello si -mi perdoni assieme a Globalist- una sorta di «sgarbo istituzionale». Un colpo di Trota da parte di chi lo ha suggerito.

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