Ad Agrigento scoppia un altro caso: il nuovo logo è identico a uno prodotto per la Protezione Civile di Musumeci

Non passa giorno che ad Agrigento, Capitale della Cultura 2025, non emerga qualche episodio capace di far storcere il naso

Ad Agrigento scoppia un altro caso: il nuovo logo è identico a uno prodotto per la Protezione Civile di Musumeci
Carlo Nordio
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7 Aprile 2025 - 21.51


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Non passa giorno che ad Agrigento, Capitale della Cultura 2025, non emerga qualche episodio capace di far storcere il naso. Le malefatte pregresse, i pasticci, le gaffe e le opacità accumulate nei primi quattro mesi dell’anno si susseguono in una lunga sequenza che ha fatto il giro della stampa nazionale e internazionale. Un’antologia poco edificante, la cui ricaduta sull’immagine della città è difficile da misurare ma certamente non irrilevante.

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L’ultimo caso è stato sollevato dall’ex sindaco Lillo Firetto e riguarda una questione solo apparentemente secondaria: il logo ufficiale della manifestazione. Nei travagliati esordi di Agrigento Capitale della Cultura, la città si era dotata di un’immagine visiva forte e simbolica, ispirata al patrimonio archeologico. Il logo originale, infatti, richiamava un Telamone stilizzato — le statue colossali del Tempio di Zeus — integrato con i simboli dei quattro elementi di Empedocle: acqua, terra, aria e fuoco. Un riferimento colto e potente, soprattutto alla luce del recente riallestimento di uno dei Telamoni nell’area archeologica, issato in posizione verticale per restituire ai visitatori l’idea della maestosità dell’antico tempio.

Poi, all’improvviso, il logo viene sostituito. Nessuna spiegazione ufficiale, nessun dibattito pubblico: solo l’improvvisa comparsa di una nuova grafica spenta e generica, priva di carattere e senza legame con la storia millenaria della città. Un marchio che, a detta di molti, sembra partorito da un software di generazione automatica, indistinguibile da centinaia di altri.

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Col passare del tempo, tuttavia, emerge una possibile spiegazione. Come fa notare Firetto, il nuovo logo è pressoché identico a quello utilizzato in un evento della Protezione Civile, guidata dal ministro Nello Musumeci, siciliano ed ex presidente della Regione, con solidi interessi politici nell’Isola. Il sospetto è che la nuova identità visiva di Agrigento 2025 sia stata affidata a grafici “di fiducia” della Protezione Civile, bypassando ogni selezione pubblica e ogni valutazione di merito artistico e culturale.

A questo punto, la città chiede chiarezza. Quanti soldi pubblici sono stati spesi per creare il primo logo, poi accantonato? Quanti per il secondo, che nessuno aveva richiesto? Chi sono i professionisti o le agenzie coinvolte? È stato garantito che i loghi siano originali, frutto di lavoro creativo e non semplici prodotti standardizzati? Domande lecite, che toccano un nervo scoperto: la gestione delle risorse pubbliche e la trasparenza di un progetto che, invece di celebrare la cultura, rischia ogni giorno di tradirla.

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