Il monopattino e il Suv: simboli della diseguaglianza economica mentre si infierisce sui più deboli
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Il monopattino e il Suv: simboli della diseguaglianza economica mentre si infierisce sui più deboli

l monopattino e il SUV sono la rappresentazione plastica di un sistema che è intollerabilmente ingiusto, rispetto al quale sarebbe doverosa l’indignazione, mentre la palese disuguaglianza sociale, economica, civile viene considerata normale

Il monopattino e il Suv: simboli della diseguaglianza economica mentre si infierisce sui più deboli
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Antonio Rinaldis Modifica articolo

26 Gennaio 2025 - 17.26


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Ci sono ombre lunghe, ai bordi delle nostre strade, che sfilano silenziose, rilasciando una debole luce rossastra, che testimonia del loro passaggio.  

Ci sono ombre lunghe e affusolate, con il cappuccio della felpa calato per proteggersi dalle gelate dei mattini e dal freddo delle notti.

Rischiano, nella loro invisibilità, di essere investite, le ombre, dalla potenza distruttiva delle nostre macchine potenti e smisurate, eppure vanno, ritte, statuarie, con le mani appoggiate al manubrio dei loro monopattini elettrici. 

Tornano a casa dopo una giornata di lavoro, oppure al lavoro ci vanno, per fare quello che gli italiani non vogliono più fare, perché è sconveniente, umiliante, degradante, o soltanto troppo faticoso. 

Loro, le ombre, li osserviamo, li scrutiamo dal lontano dei nostri abitacoli comodi, dalla nostra musica, dal tepore del riscaldamento che ripara dal freddo cattivo del nord. Loro sono gli stranieri, che scontano il peccato originale di avere osato percorrere il mare, e noi li guardiamo attraverso i vetri dell’automobile, un diaframma sottile ci separa da loro, ma in realtà la distanza è incolmabile, due mondi che non potrebbero essere più lontani. 

Il monopattino elettrico e il SUV, due esseri umani, eppure così tragicamente diversi. Il monopattino e il SUV sono la rappresentazione plastica di un sistema che è intollerabilmente ingiusto, rispetto al quale sarebbe doverosa l’indignazione, mentre la palese disuguaglianza sociale, economica, civile viene considerata normale, inevitabile per chi crede che There Is No Alternative a questo mondo.    

Se qualcuno volesse riassumere in un’immagine efficace e sintetica la condizione del migrante miserabile del XXI secolo potrebbe scegliere il monopattino elettrico, simbolo della precarietà e della fragilità di quest’umanità che si presenta, senza essere stata invitata, al banchetto dell’Occidente e per questo è tenuta ai margini, come un ospite indesiderato e fastidioso. Quello stesso monopattino che riappare nelle città come risposta ecologica all’inquinamento atmosferico da polveri sottili, utilizzato dai giovani per spostarsi in maniera più libera e alternativa, è diventato l’unica possibilità di movimento per gli ultimi arrivati, che sfrecciano muti e misteriosi. 

Alla fine del mese di agosto del 1789 nella Francia impazzita, nel pieno dell’euforia rivoluzionaria l’Assemblea Costituente approvava la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, che all’articolo 1 recitava pressappoco così: “Gli uomini nascono e rimangono liberi e uguali nei diritti.” 

Dopo più di duecento anni a che punto siamo con l’uguaglianza? Abbiamo creato un mondo più uguale e libero? Ci sono uomini che viaggiano con i monopattini e altri che se ne stanno comodamente seduti sui loro SUV, e quelli che faticano nella precarietà sono sempre di più, rispetto a quegli altri che trascorrono il tempo della loro vita nel comfort. Non si tratta di indugiare sul senso di colpa, che non serve a risolvere la spaventosa disuguaglianza che divide sempre di più la comunità umana, ma di non restare indifferenti a qualcosa di inaudito, che non può essere considerato ovvio e normale. La roulette demografica, come la definiscono alcuni sociologi, non può determinare il destino di un essere umano: il fatto di essere nato in uno sperduto villaggio dell’Africa sub sahariana, sconvolto da guerre, cambiamenti climatici, rapacità delle multinazionali occidentali, non può essere l’handicap che impedisce il libero sviluppo dei talenti e delle capacità di una persona. Thomas Piketty, economista francese, scriveva che la questione della distribuzione delle ricchezze è oggi una delle più rilevanti e dibattute e si chiedeva se in una prospettiva futura si sarebbe avverata la previsione di Marx, di una ulteriore concentrazione, e quindi una crescita esponenziale delle disuguaglianze.  La risposta è sotto gli occhi di tutti. 

I fantasmi sul monopattino ci ricordano che il mondo del capitale è ingiusto e crudele e che gli ideali di uguaglianza e di libertà sono sempre più lontani dalla loro realizzazione. 

Nel frattempo il Ministro delle Infrastruttura ha varato il nuovo Codice della Strada, che prevede delle norme molto più rigide per i monopattini. Oltre all’uso obbligatorio del casco è necessario immatricolare il mezzo e dotarlo di targa e provvedere a stipulare un’assicurazione per i danni arrecati a terzi. Sono misure che rispondono all’esigenza di regolarizzare la diffusione di questo veicolo, e non sono contestabili, in linea di principio, ma suonano beffarde, quasi offensive, perché comporteranno nuove spese per possessori di monopattini, che hanno scelto questo mezzo precario e pericoloso perché risultava economicamente conveniente. 

La sicurezza costa, tutto ha un prezzo nella società dei consumi interminabili.

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