Marco Magrin, un lavoratore di 53 anni originario di Santa Giustina in Colle (Padova), è stato trovato senza vita nel garage in cui viveva a Treviso.
La sua morte, avvenuta probabilmente a causa del freddo rigido e forse aggravata da una patologia preesistente, porta alla luce una drammatica situazione di disagio e solitudine. Magrin, nonostante avesse un lavoro in una ditta di sfilettatura del pesce, non riusciva a far fronte al caro affitti e, dopo uno sfratto esecutivo, si era rifugiato nel box auto della casa che aveva lasciato, tenendo le chiavi senza informare i proprietari.
Questa condizione di precarietà, aggravata dall’isolamento, non era nota né ai suoi colleghi né alla sua famiglia. Solo qualche timido annuncio sui social, in cui cercava un alloggio a costi sostenibili, lasciava intravedere il suo bisogno di aiuto. L’allarme è stato lanciato da alcuni compagni di lavoro che non lo vedevano più nei luoghi che frequentava abitualmente. Quando i vigili del fuoco lo hanno trovato, era troppo tardi. Indossava un giubbotto pesante e un berretto, ma le basse temperature del garage non riscaldato gli sono state fatali.
Il sindaco di Treviso, Mario Conte, ha definito la vicenda una storia che invita a riflettere, sottolineando come tragedie simili possano essere evitate attraverso una maggiore solidarietà e attenzione alle situazioni di disagio. Ha anche ricordato l’importanza di rivolgersi alle istituzioni locali, che offrono supporto nei momenti di difficoltà.
Questo episodio si collega ad altri eventi analoghi avvenuti nella città di Treviso, come la morte di un cittadino indiano di 30 anni lo scorso dicembre, colpito da un infarto mentre si rifugiava in un garage pubblico. Anche situazioni di precarietà vissute da gruppi di profughi nel territorio, successivamente accolti in strutture di emergenza, mostrano una realtà complessa che richiede interventi rapidi e sistematici per prevenire altre tragedie.
La storia di Marco Magrin mette in evidenza quanto sia fondamentale superare il senso di vergogna o dignità che spesso impedisce alle persone di chiedere aiuto, ma anche quanto sia cruciale che la società e le istituzioni sappiano intercettare il bisogno prima che sia troppo tardi.