La casa di Sandro Pertini a Roma diventerà un luogo di cultura

La casa di Sandro Pertini a Roma diventerà un luogo di cultura, un simbolo dell’Italia libera e democratica. Grazie al Comune di Roma e gli Stati Generali del Patrimonio Italiano

La casa di Sandro Pertini a Roma diventerà un luogo di cultura
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Tiziana Buccico Modifica articolo

16 Novembre 2024 - 11.27


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Un’ iniziativa tangibile, un gesto significativo per onorare un grande Presidente della Repubblica Italiana: Sandro Pertini. Un uomo che ha fatto la storia della democrazia del nostro Paese, un combattente vero del fascismo e di ogni tipo di repressione, un uomo non della propaganda ma del fare, una figura emblematica del Novecento. Quel Sandro Pertini che tutti hanno amato per il suo modo schietto e autorevole di essere, per le sue parole mai adamantine, sempre nette e decise. Una figura importante della nostra storia, un socialista vero, un partigiano, un uomo colto ma dalla dialettica comprensibile a tutti, un italiano di cui essere orgogliosi. Eletto al Quirinale l’8 luglio 1978, in un’Italia ancora profondamente scossa dall’omicidio di Aldo Moro, primo e unico esponente socialista a ricoprire la carica. Fu eletto al sedicesimo scrutinio con 832 voti su 995 (record di preferenze ancora imbattuto), rimase in carica dal 1978 al 1985. Come Capo dello Stato Pertini conferì l’incarico a sei presidenti del Consiglio. Nominò cinque senatori a vita: Leo Valiani, Eduardo De Filippo, Camilla Ravera nel 1982 (prima donna senatrice a vita), Carlo Bo e Norberto Bobbio.

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Sandro Pertini condivide con la Città di Roma la Medaglia d’Oro al Valore Militare, per essere stati protagonisti entrambi della Resistenza.

A Palazzo Castellani, Pertini visse con sua moglie Carla Voltolina dal 1978 al 1990, l’anno della sua scomparsa, sua moglie rimase ancora lì sino al 2005.Il Presidente non volle vivere negli appartamenti del Quirinale e preferì una ‘mansarda’ di 100 metri quadri al 5 piano, dormendo sempre in quel letto non spazioso da cui non amava separarsi perché, dopo tanti anni di prigionia era l’unico in cui riuscisse a riposare bene. Si, perché Pertini ha conosciuto ogni tipo di privazione e ne è stato testimone tutta la vita, non solo con i racconti e i suoi insegnamenti, ma con il suo stile di vita e il suo esempio. A Via della Stamperia o Piazza Trevi, Augusto Castellani commissionò la costruzione dell’edificio nel 1869, affacciato sulla Fontana di Trevi. Castellani fu un importante mecenate, collezionista e anche Direttore dei Musei Capitolini e membro fondatore della Commissione Archeologica comunale della città di Roma. 

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Dal 2025 la casa di Pertini arricchirà Roma di un nuovo spazio culturale, un nuovo cenacolo e nuovi spazi per l’arte, per lo studio, per la ricerca, un luogo di incontro con particolare attenzione alle nuove generazioni. Sta per tornare alla collettività grazie al Comune di Roma e a un progetto degli Stati Generali del Patrimonio Italiano, ente del Terzo Settore che ne farà la sede principale della rete delle “Città Presidenziali”.

Come recita la delibera, nello specifico, in continuità con la storia del bene stesso, la proposta progettuale degli Stati Generali del Patrimonio Italiano è volta ad insediare nel bene: la sede dell’Ente stesso e a realizzare l’iniziativa “Le Città Presidenziali” ovvero un itinerario culturale, storico e turistico dei luoghi dove sono nati e hanno vissuto i Presidenti della Repubblica Italiana attraverso la realizzazione di: una biblioteca, in cui verranno catalogati e sistemati libri e pubblicazioni inerenti le figure dei Presidenti della Repubblica Italiana; una sala “delle Lauree” intitolata a Sandro Pertini, spazio a disposizione di docenti, ricercatori e studenti, attrezzata come luogo di studio; una sala “Carla Voltolina” utilizzata per conferenze, mostre d’arte e presentazione di libri. 

La finalizzazione della concessione è l’atto finale di un percorso iniziato nel marzo 2022, quando su iniziativa della consigliera Antonella Melito del Pd, è stata presentata una mozione di indirizzo, approvata in aula all’unanimità, che impegnava la giunta Gualtieri a trasformare la casa di Pertini in un museo e una “casa della memoria”. L’Assessore al Patrimonio e alle Politiche abitative Tobia Zevi ha annunciato con orgoglio, in questi giorni, che nel 2025 la casa di Sandro Pertini e di Carla Voltolina “sarà aperta al pubblico e diventerà un parte attiva della vita culturale della Capitale”. “È un luogo simbolico, storico a piazza Fontana di Trevi – così dichiara l’assessore Zevi – La casa va trasformata in un luogo accessibile e visitabile, ripristinata al suo originale decoro e vogliamo valorizzarla, mettendola a disposizione dell’Ente che la inserirà nella rete delle cosiddette Città presidenziali, luoghi dove hanno vissuto i Presidenti della Repubblica. Diventerà un luogo di memoria e cultura, che accoglierà studiosi, ricercatori, storici, giovani studenti. In un’epoca in cui la figura del Presidente rimane un grande ancoraggio per la nostra collettività, è una scelta molto più che simbolica”. “Il Comune in tutti questi anni – spiega Ivan Drogo Inglese, presidente dell’Ente – ha saputo difendere questo bene dai numerosi appetiti di chi sicuramente non voleva farne un utilizzo culturale e pubblico, ma solo a scopo di business. Ora però il patrimonio è oneroso, c’è necessità di renderlo fruibile. Renderlo la sede centrale della nostra rete è un modo per mantenere l’interesse pubblico e culturale, ma soprattutto per fare educazione civica”.

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Va ricordato che l’Assemblea Capitolina, tra le premesse del suo regolamento ha inserito la seguente frase “Roma mette in atto anche nella gestione del suo patrimonio i principi dell’antifascismo, di democrazia, della lotta contro ogni discriminazione, del rifiuto della violenza, impedendo che i suoi immobili siano gestiti da soggetti che non si riconoscono in tali valori”. 

Nel gioire dell’iniziativa mi permetto di ringraziare il Comune di Roma e in particolare l’assessore Tobia Zevi, a titolo personale, per aver fatto riemergere tre ricordi intensi che mi legano a Sandro Pertini. Il primo e il più importante è l’incontro con Pertini da bambina con mio padre a Nizza, per strada sul lungomare.

Ero in vacanza con la famiglia e passeggiavo stringendo la mano di mio padre, lui lo vide da lontano e si emozionò, gli si avvicinò e con grande soggezione gli ricordò di chi era figlio e fratello, Pertini lo abbraccio e si fermò a scambiare amabilmente due chiacchiere sul legame antico con la mia famiglia. Io rimasi incantata e ancora ricordo l’odore della sua pipa e il suo cappello, ma ricordo soprattutto la gioia che provò mio padre nell’incontrarlo, un desiderio che si realizzava, probabilmente. Il secondo ricordo è legato a mio nonno, quel Michele Buccico, per cui Pertini abbracciò mio padre e mi sorrise.

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Mio nonno storico socialista napoletano ricordava gli anni del fascismo con racconti incredibili e dettagliati, ci narrava, soprattutto dopo il pranzo della domenica, le sofferenze e il suo dolore di quegli anni senza cedere alla commozione ma con i suoi occhi di ghiaccio, sapendo soppesare le parole e non nascondendoci nulla di quegli anni bui, che lo avevano visto “resistere” da solo, lontano dalla sua famiglia, pronto a tutto per difendere la libertà, mai negando la sua identità di socialista. Raccontava guardando la radio d’epoca in camera da pranzo, di quando Radio Londra annunciò che Sandro Pertini, Giuseppe Saragat e altri cinque prigionieri politici erano riusciti ad evadere da Regina Coeli, e ogni volta che ne parlava i suoi occhi erano colmi di una felicità incredibile, la stessa vissuta, evidentemente, in quel lontano ma sempre vivo 1944. Il mio terzo ricordo è una menzione speciale a Alfredo Monaco, medico di Regina Coeli che riuscì a far scappare ed a nascondere Sandro Pertini e gli altri condannati, proprio nella sua casa all’interno del carcere, con il contributo di altri uomini della resistenza e tra loro mi piace ricordare il grande giurista Giuliano Vassalli. Ho il grande onore di conoscere la famiglia Monaco e i suoi eredi, il suo ricordo mi è caro grazie ai racconti di Gloria Monaco che ne conserva la forza e l’esempio.

Come vorresti essere ricordato?”, gli chiese Enzo Biagi nel 1981. “Come un uomo che è stato sempre sincero – rispose Pertini – Uno che ha pagato i suoi errori, e ne ha commessi, che ha amato molto la sua libertà, e che ama il popolo italiano e i giovani. Uno senza arroganza, senza superbia”. 

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