Le toghe Csm chiedono di aprire una pratica a tutela dei giudici della sezione migranti
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Le toghe Csm chiedono di aprire una pratica a tutela dei giudici della sezione migranti

I membri togati del Csm appartenenti alle correnti di Area, Magistratura democratica e Unicost, insieme a Fontana e Mirenda, hanno presentato una richiesta di apertura di una pratica a tutela dell'autonomia e dell'indipendenza dei magistatura

Le toghe Csm chiedono di aprire una pratica a tutela dei giudici della sezione migranti
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22 Ottobre 2024 - 11.34


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In seguito alle recenti ordinanze dei giudici della sezione immigrazione del tribunale di Roma riguardanti i migranti nel centro di permanenza per il rimpatrio in Albania, i membri togati del Csm appartenenti alle correnti di Area, Magistratura democratica e Unicost, insieme agli indipendenti Fontana e Mirenda, hanno presentato una richiesta di apertura di una pratica a tutela dell’autonomia e dell’indipendenza dei magistrati. Non hanno aderito alla richiesta i componenti di Magistratura indipendente.

Nel documento depositato, si sottolinea che “le critiche alle decisioni giudiziarie non devono superare il dovuto rispetto per la magistratura”, facendo riferimento alle recenti dichiarazioni di alcune figure istituzionali di rilievo, accusate di alimentare un discredito ingiustificato nei confronti del potere giudiziario.

“Ingiustificato discredito nei confronti della magistratura”

 Alla petizione si sono associati anche i componenti laici Ernesto Carbone (in quota Italia Viva), Michele Papa (in quota M5s) e Roberto Romboli (in quota Pd). “A seguito di alcune recenti ordinanze adottate dal tribunale di Roma in tema di protezione internazionale – si legge nella richiesta indirizzata al comitato di presidenza del Csm – si sono succedute numerose dichiarazioni da parte di importanti esponenti politici nazionali che hanno duramente attaccato i magistrati. Le critiche alle decisioni giudiziarie non possono travalicare il doveroso rispetto per la magistratura: applicare e interpretare le leggi di fonte nazionale e sovranazionale nei singoli casi non significa occuparsi di politiche migratorie o di altro genere. I provvedimenti attaccati – sui quali non si esprime alcuna valutazione di merito – si fondano sulle decisioni della Corte di Giustizia Europea, vincolanti per i giudici nazionali, e sulle informazioni predisposte dallo stesso ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale”.

“Le ordinanze del tribunale di Roma – si legge ancora – se non condivise, possono essere impugnate innanzi alla Corte di Cassazione, come peraltro avvenuto in un caso similare di qualche mese fa e riferito alla cauzione prevista dal cosiddetto decreto Cutro. Anche in quell’occasione vi furono significative polemiche su alcuni provvedimenti emessi dai giudici di primo grado, ma i ricorsi sono stati successivamente oggetto di rinuncia, con il consolidamento delle decisioni adottate. Le dichiarazioni di queste ore da parte di importanti rappresentanti delle istituzioni alimentano un ingiustificato discredito nei confronti della magistratura, tanto da imporre l’apertura di una pratica a tutela della sua indipendenza e autonomia”. 

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