A volte l’attenzione per le culture e le religioni di ogni singolo individuo rischia di superare il limite del comprensibile. A Treviso, due studenti di musulmani di una terza media sono stati esentati dal seguire le lezioni sulla Divina Commedia di Dante, trattandosi di un’opera a sfondo religioso, in contrasto con la fede dei due ragazzi.
Tutto sarebbe nato dallo scrupolo del professore – scrivono i quotidiani locali – che nell’affrontar lo studio del capolavoro della lettura italiana, in cui si incontrano Infermo, Purgatorio e Paradiso, ha scritto alle famiglie i cui figli sono già esentati dall’ora di religione, per chiede il consenso a trattare con loro un’opera a sfondo religioso. E qui le famiglie dei due studenti musulmani hanno chiesto che fossero esentati dallo studio di Dante.
Verranno esentati dai compiti in classe e dalle interrogazioni. Per loro l’insegnante ha organizzato un programma parallelo alternativo, dedicato a Boccaccio.
Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha disposto una ispezione «per verificare come stanno i fatti. L’esclusione dal programma scolastico di uno dei pilastri della nostra letteratura, per motivi religiosi o culturali ancora non abbiamo ben capito, è del tutto inammissibile».
Il leader delle associazioni delle comunità straniere a Treviso Abdallah Khezraji, marocchino di religione islamica, giudica la polemica sull’insegnamento di Dante e gli studenti musulmani «una questione del tutto priva di senso. In due città del Marocco cioè Casablanca e Tangeri, esistono istituti culturali intitolati a Dante Alighieri» e, per quanto riguarda la destinazione allegorica di personaggi in evidenza in paradiso o inferno, Dante avrebbe un predecessore islamico altrettanto pungente.
«Si tratta – spiega Khezraji – del poeta musulmano Abu Laala Maari, vissuto in Siria nel 950, il quale, oltre ad una `commedia´ impostata sui premi e sui castighi dopo la morte, ha scritto un’opera in cui rinnega il proprio dio colpevole di averlo reso cieco».