La sorella di Mirella Gregori, Maria Antonietta, giovedì sarà audita dalla Commissione di inchiesta sulle scomparse della stessa Mirella Gregori e di Emanuela Orlandi. Intervistata da Cusano Tv, la donna ha parlato del caso.
«Evidentemente, è un segno del destino che la Commissione parlamentare mi abbia convocata per la prima volta per giovedi 9 maggio, ovvero due giorni dopo il 41esimo anniversario della scomparsa di mia sorella. Ripongo molta fiducia e speranza in questa Commissione, anche perché è il momento in cui noi familiari possiamo per la prima volta far mettere nero su bianco tutto quello che abbiamo passato e scoperto in questi 41 anni; ma invito i parlamentari a ripartire dall’inizio con una volontà nuova per capire chi ha rapito Mirella».
«Non vedo mia sorella dal giorno prima della sua scomparsa, cioè dal 6 maggio 1983 quando le dissi `ci vediamo domani quando esci da scuola´. Il giorno prima della scomparsa, durante la festicciola che mio padre e mia madre organizzarono per celebrare la ristrutturazione del nostro bar, due sconosciuti di carnagione olivastra e tratti nordafricani tentarono di fotografare Mirella. Sicuramente non erano italiani. Mia mamma se ne accorse e li allontanò in malo modo. È chiaro che l’avevano seguita e puntata».
«Nei giorni precedenti quel maledetto 7 maggio 1983, eravamo seguiti e pedinati tutti noi della famiglia; lo fecero per pianificare bene il rapimento. Non a caso, chi quel giorno invitò Mirella a scendere in strada, prima di citofonare aspettò che mio padre rientrasse a casa dal lavoro. Il rapitore o i rapitori di Mirella attesero almeno 10-15 minuti dopo il rientro di papà prima di citofonare. Tutto questo è confermato anche dalla testimonianza di Simona, un’amichetta di Mirella. Simona disse che qualche giorno prima erano state seguite, pedinate e poi avvicinate da una macchina a Santa Maria Maggiore; gli occupanti dell’auto chiamarono Mirella che però tirò dritto visto che non era una ragazza facile».
La sorella di Mirella Gregori invita anche a non «dimenticare il possibile ruolo avuto dai servizi segreti nella vicenda, come quel tizio che un mese dopo la scomparsa di Mirella si recò, si disse casualmente, al bar di Sonia De Vito in via Nomentana e sentì la stessa Sonia dire `lui ci conosceva, come ha preso Mirella poteva prendere anche me´. Purtroppo, anche questa storia non è stata approfondita restando solo un semplice verbale, la semplice dichiarazione di una ragazza spaventata perché magari conosceva l’uomo che rapì mia sorella».
«E comunque – aggiunge – secondo me quell’agente dei servizi segreti andò appositamente, non casualmente, al bar di Sonia; e sicuramente è lo stesso personaggio ambiguo che si presentò dai miei a chiedere se volevano essere rappresentati dall’avvocato Gennaro Egidio che all’epoca rappresentava anche i familiari di Emanuela Orlandi. Da quel giorno i due casi furono accomunati. Ecco perché mi auguro che la Commissione parlamentare convochi anche Sonia De Vito per chiederle come andarono realmente le cose quel giorno».
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