di Tommaso Verga
Ai «ferri corti» ci sta tutto. A marcare la radicale divergenza creata dalla Camera penale con la Procura della Repubblica di Tivoli. A causare la divisione, «l’aumento esponenziale della attività investigativa della Procura di Tivoli su tutti quei delitti da cd. “Codice Rosso”, divenuta ormai prevalente su ogni altra fattispecie di reato parimenti grave». Dichiarazione d’apertura di un documento di 6 pagine – la delibera risalente al 9 novembre del Consiglio direttivo –, sottoscritto dagli avvocati Fabio Frattini, presidente della Camera penale, e Roberta Sabatini, segretaria della medesima.
La frattura s’accentua quando i due rappresentanti dell’avvocatura sostengono che la funzione di Francesco Menditto, il procuratore capo di Tivoli, necessita di essere osservata da «un occhio costantemente critico e vigile sul rispetto dei principi costituzionali posti a presidio del giusto processo e della presunzione di innocenza, da sempre baluardo dalla nostra Associazione, al fine di evitare che, sotto le mentite spoglie della tutela della vittima vulnerabile, trovassero dimora irrituali e non accettabili prassi investigative dirette ad eludere gli spazi e le regole del contraddittorio procedimentale e processuale».
Avviandosi alla conclusione, per la Camera penale sarebbero venuti meno i presupposti di collaborazione di cui all’art. 11 che portarono a sottoscrivere il Protocollo”, preliminare alla nascita dello «Spazio Ascolto e Accoglienza Vittime». Ragion per cui, “la permanenza nello Sportello potrebbe essere intesa come un tacito assenso a tutte quelle modalità operative adottate unilateralmente dalla Procura di Tivoli nelle varie Direttive, tra le quali quelle trattate nella presente, che vanno a minare un sistema di garanzie processuali per noi irrinunciabili, soprattutto se contestualizzate nell’attuale periodo storico, caratterizzato da crescenti profili di populismo penale e spettacolarizzazione mediatica del procedimento penale.
«Con tale decisione – proseguono Frattini e Sabatini – abbiamo voluto lanciare un segnale forte ed inequivocabile di contrasto nei confronti delle modalità operative adottate unilateralmente dalla Procura di Tivoli nelle varie Direttive riguardanti i reati da cd. “Codice Rosso”. Una “presa di posizione” che intende rappresentare pienamente il clima che pervade l’iniziativa.
Sulla quale è comunque inevitabile domandare ai due protagonisti della divisione, come sarà possibile evitare che alle donne in determinate condizioni (ed anche ai minori) venga tolto il sostegno (si pensi a quello psicologico), assicurato dall’assistenza loro fornita in questi anni a Tivoli, in quei particolari momenti della loro esistenza: sottoposte a violenze fisiche, sessuali, stalking.
L’abbandono dello «Spazio Ascolto e Accoglienza Vittime», sorto il 29 novembre 2016, a seguito della sottoscrizione del Protocollo di Intesa per la realizzazione di un sistema integrato di protezione delle vittime di reato, in condizione di particolare vulnerabilità e di violenza di genere tra la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli, l’Azienda Unità Sanitaria Locale Roma 5, l’Ordine degli Psicologi del Lazio, il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Tivoli, la stessa Camera Penale di Tivoli, si presenta in netta contraddizione con la sensibilità che attraversa l’intero Paese in questo momento. Ancor più se si considera in proposito la crescita d’una generale consapevolezza che l’omicidio di Giulia Cecchettin e le manifestazioni seguite hanno reso di straordinaria e inattesa condivisione.
Una decisione “operativa” quella della Camera penale, i cui effetti potrebbero ricadere proprio sullo «Spazio Ascolto e Accoglienza Vittime», ossia sul servizio di «protezione delle vittime di reato in condizioni di particolare vulnerabilità e di violenza di genere» come recita la denominazione.
Il procuratore Francesco Menditto: «lo Spazio non chiuderà, perché dovrebbe chiudere?»
A una sommaria lettura, comunque conseguente all’assunto (che altro non specifica né offre dettagli), si direbbe che gli avvocati non nutrano dubbi nell’abbandonare alla propria sorte un servizio «che, garantendo riservatezza e gratuità, è organizzato per offrire uno spazio accogliente di ascolto, informazione e orientamento per le vittime vulnerabili (…) abbracciando un’ampia gamma di reati che vanno dall’abuso, sfruttamento e maltrattamento dell’infanzia alla violenza di genere». Il link://www.procura.tivoli.giustizia.it/ spazio_accoglienza_vittime.aspx Viceversa, lo «Spazio Ascolto e Accoglienza Vittime» non chiuderà. E’ quanto assicura il capo della Procura, interpellato in proposito.
Dottor Menditto, le sottopongo quel che a mio parere costituisce l’unica e vera preoccupazione. Con l’uscita dell’avvocatura, lo “Spazio” a difesa delle donne chiuderà?
«Perché dovrebbe chiudere? E’ stato il primo in Italia, è stato replicato in molte Procure, è riconosciuto a livello nazionale, opera ormai quotidianamente con personale altamente specializzato, tanto che il circondario di Tivoli è considerato un esempio! Centinaia di persone (non solo donne) che non sapevano a chi rivolgersi hanno avuto delle risposte, non sono state abbandonate. Naturalmente il Protocollo tra Procura e altri soggetti istituzionali va aggiornato sulla base delle nuove leggi che rafforzano la tutela delle donne col cd. “Codice Rosso”, da ultimo con la legge approvata in questi giorni dopo il femminicidio che ha scosso le coscienze di tutti e per cui ragazzi e ragazze sono scesi in piazza. Lo “Spazio Ascolto e Accoglienza Vittime” ovviamente lavora e continuerà a lavorare, diversamente tradiremmo l’impegno di applicare fino in fondo le leggi a partire da chi è più “vulnerabile” e ha bisogno più di tutti di tutela. Del resto, la tutela delle vittime di violenza di genere e domestica a Tivoli funziona anche perché c’è una rete cui partecipano tutte le istituzioni che ringrazio».
Nonostante le accuse dei rappresentanti della Camera penale nei suoi riguardi?
«Non parlerei di accuse nei miei confronti, ma di una diversa visione nella tutela delle persone offese che a Tivoli funziona bene. La dialettica e la diversità di opinioni è un fatto fisiologico direi, anche a dimostrazione, volendo, della vivacità che attraversa il nostro circondario».
Un consiglio a una vittima della violenza di genere?
«Telefonare al 1522, rivolgersi allo Spazio Ascolto in Procura o a un centro antiviolenza o a un avvocato specializzato, in modo da avere un’assistenza nel percorso e anche nella compilazione della denuncia e per l’intero processo».