Maltempo, la responsabilità dei media sulla copertura della tragedia: "Cari direttori..."

Maltempo in Emilia Romagna, la riflessione di Claudio Visani, ex caporedattore dell'Unità: "Cari direttori: ai miei tempi la prima regola per gli inviati era arrivare tempestivamente e nei posti giusti..."

Maltempo, la responsabilità dei media sulla copertura della tragedia: "Cari direttori..."
Maltempo in Emilia Romagna
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Claudio Visani Modifica articolo

17 Maggio 2023 - 14.55


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Da una parte la catastrofe dell’alluvione che sta colpendo la mia Romagna, di cui, seguendo gli eventi, ho l’impressione che ancora non tutti colgano appieno l’enormità. Così, a occhio, un evento che a me pare paragonabile al terremoto in Emilia del 2012 per l’entità dei danni, si spera non per le vittime. Anche se i morti sono già otto e gli sfollati decine di migliaia. Dall’altra la macchina dei soccorsi e la copertura mediatica che dovrebbe documentare la situazione, raccontare il dramma di decine di migliaia di persone, cosa si sta facendo per mettere in salvo la gente e in sicurezza il territorio.

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Le città più colpite sono Cesena, Forlì e soprattutto Faenza, che due settimane fa era già finita sott’acqua con l’allagamento del suo Borgo Durbecco. Qui la piena eccezionale del Lamone e del Marzeno, la loro confluenza alle porte della città e la rottura di un argine hanno provocato l’alluvione di tutto il centro storico e delle zone limitrofe dove l’acqua arrivata ai secondi piani delle abitazioni e si stanno ancora mettendo in salvo con zattere improvvisate, gommoni ed elicotteri centinaia di persone.

Una città di 60mila abitanti. Un’alluvione che richiama quella di Firenze di mezzo secolo fa. Che avrebbe richiesto una mobilitazione nazionale straordinaria dei soccorsi e degli aiuti (protezione civile, esercito, misure governative) che invece mi pare solo adesso si metta in moto. Finora tutto il peso è stato lasciato alle istituzioni locali e alla straordinaria mobilitazione e solidarietà dei cittadini.

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Infine il sistema dei media, che per un giorno intero ha prodotto la maggior parte dei servizi dai luoghi e dalle situazioni meno significative di questa tragedia. Chi da un sottopasso allagato al mare, chi nel posto dove il peggio era già passato, chi a raccontare se stesso, le proprie difficoltà a raggiungere l’occhio del ciclone, chi a far da megafono ai tromboni governatovi o a parlar di sbagiuzze. E per fortuna che ci sono stati i cellulari, i droni e i social a documentare cosa stava e sta accadendo.

Cari direttori: ai miei tempi la prima regola per gli inviati era arrivare tempestivamente e nei posti giusti. Invece il primo servizio da Faenza, la più colpita e sott’acqua da ieri sera, l’ho vista oggi ai Tg dell’ora di pranzo. Su, datevi una mossa. O scegliete meglio gli inviati. Che c’è bisogno anche di loro.

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