Insultarono Mattarella: 5 condanne (pesanti) contro gli odiatori del web
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Insultarono Mattarella: 5 condanne (pesanti) contro gli odiatori del web

Gli insulti a Sergio Mattarella sono costati cari a cinque siciliani condannati dal gup di Palermo Walter Tortorici a pene comprese tra 10 mesi e 20 giorni e un anno, un mese e 10 giorni.

Insultarono Mattarella: 5 condanne (pesanti) contro gli odiatori del web
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29 Marzo 2023 - 19.41


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Condanne pesanti, anche se non andranno in galera. Ma il segnale per i ‘leoni da tastiera’ è forte. Leoni da tastiera diventati agnellini davanti al giudice.

Gli insulti a Sergio Mattarella sono costati cari a cinque siciliani condannati dal gup di Palermo Walter Tortorici a pene comprese tra 10 mesi e 20 giorni e un anno, un mese e 10 giorni.

I cinque “odiatori seriali” erano accusati di avere ingiuriato sui social il presidente della Repubblica. Si tratta di uno dei procedimenti nati da una indagine della Procura di Palermo su una serie di post violenti pubblicati sulla pagina dell’associazione “Fiori d’arancio” che aveva manifestato solidarietà al Presidente della Repubblica, vittima di attacchi per aver incaricato Carlo Cottarelli di formare il governo nel 2018 (tentativo poi fallito).

Decine i commenti volgari e offensivi che diedero il via all’indagine. Gli inquirenti riuscirono a risalire ai titolari degli account da cui partirono gli insulti. Si trattava di 14 persone di diverse provenienze: da Palermo, a Messina, Torino, Misterbianco, Floridia e Chiaramonte Gulfi. A 10 mesi e 20 giorni sono stati condannati Isabella Abbate, Emanuele Anello, Giovanni Cataldo e Salvatore Marciante. A un anno, un mese e 10 giorni Rosa Crivello.

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Sono stati diversi i momenti in cui gli haters, pensando di potersi nascondere dietro l’anonimato dei social, si erano scatenati contro la prima carica dello Stato.

La polizia postale aveva infatti aumentato il monitoraggio del web per stanare gli odiatori seriali. Una operazione molto seria che ha portato appunto a diverse denunce e anche qualche scusa, come il 40enne di Palermo che dopo la denuncia si è giustificato con un “ho fatto una fesseria“. 

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