In occasione del giorno della memoria, “Controcorrente” ha realizzato una lunga intervista con Sami Modiano, uno dei pochi sopravvissuti all’Olocausto. Modiano, che oggi ha 92 anni, ricorda nitidamente l’orrore dei campi di concentramento e la ferocia dell’esercito nazista: “Da quell’inferno mi sono portato tanti interrogativi”.
Modiano vede la sua vita cambiare per sempre mentre frequentava la scuuola: “Ho capito di essere diverso quando una mattina il mio insegnante mi dice ‘Sei espulso dalla scuola’”. Poi l’inizio dell’invasione nazista dell’isola greca di Rodi, all’epoca provincia italiana: “Il 18 luglio ci prendono, al mio fianco mio papà Giacobbe, tutti i miei famigliari e la comunità ebraica. Siamo stati presi e buttati nelle stive come animali, avevo appena compiuto 14 anni – racconta -. Nessuno pensava che la nostra destinazione era il campo di sterminio di Birkenau. Le condizioni igieniche erano disumane. Siamo stati chiusi dentro le stive per una settimana con cinque secchi d’acqua. Siamo arrivati alla rampa della morte di Birkenau il 16 di agosto, quasi un mese di viaggio durante il quale abbiamo avuto molti decessi, siamo arrivati in condizioni disastrose”.
Lì Modiano ha perso i punti di riferimento della sua famiglia: “Birkenau è un campo di sterminio – dice -, hai un numero e sei un condannato a morte. Hanno massacrato mio papà per separarlo da mia sorella Lucia”. A quegli interrogativi che lo hanno accompagnato tutta la vita dice di aver trovato una risposta: “L’ho avuta nel 2005, quando mi hanno proposto di accompagnare 300 studenti a Birkenau: erano passati 60 anni e non avevo dimenticato niente”.