La situazione del Covid in Italia va monitorata con attenzione. Sale l’incidenza nel Paese, mentre l’indice Rt resta stabile e si registra un calo nell’occupazione delle terapie intensive e delle aree mediche. Tre le regioni a rischio alto e 11 quelle a rischio moderato, stabili i casi rilevati con tracciamento e attraverso comparsa di sintomi. Questi i dati principali del report dell’Istituto superiore di sanità (Iss) relativi al monitoraggio della Cabina di regia Iss-ministero della Salute. “Sale l’incidenza settimanale a livello nazionale: 699 ogni 100.000 abitanti (22 -28 aprile) contro 675 ogni 100.000 abitanti (15- -21 aprile)”, sottolinea il report.
L’indice Rt “è sostanzialmente stabile rispetto alla settimana precedente, 0,93”, evidenzia il report dell’Istituto superiore di sanità. “L’indice di trasmissibilità basato sui casi con ricovero ospedaliero è al di sotto della soglia epidemica e sostanzialmente stabile rispetto alla settimana precedente: Rt=0,93 al 19 aprile contro 0,91 al 12 aprile”, si legge nel report.
“Il tasso di occupazione in terapia intensiva scende al 3,8% (rilevazione giornaliera ministero della Salute al 28 aprile) contro il 4,2% (rilevazione al 21 aprile). Il tasso di occupazione in aree mediche a livello nazionale scende al 15,6% (rilevazione al 28 aprile) contro il 15,8% (rilevazione al 21 aprile)”, emerge ancora dal report.
“Tre regioni sono classificate a rischio alto a causa di molteplici allerte di resilienza. Undici sono classificate a rischio moderato; le restanti regioni/e province autonome sono classificate a rischio basso”, sottolinea ancora il report. “Diciannove regioni e province autonome riportano almeno una singola allerta di resilienza; quattro riportano molteplici allerte di resilienza”, si precisa.
“La percentuale dei casi rilevati attraverso l’attività di tracciamento dei contatti è stabile (13% contro 12% la scorsa settimana). Anche la percentuale dei casi rilevati attraverso la comparsa dei sintomi rimane stabile (40% contro 41%), come anche la percentuale dei casi diagnosticati attraverso attività di screening (47% contro 47%)”, il dato presente nel report.
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