Alla vigilia della fine dello stato d’emergenza legato al Covid, Andrea Crisanti critica duramente le misure restrittive e di protezione portate avanti dal governo italiano. Secondo il diretto del dipartimento di medicina molecolare dell’università di Padova, “in questo momento le misure di protezione sono inutili, se non addirittura dannose”.
Perché, se ci pensiamo, noi abbiamo ora circa 10mila vaccinati al giorno contro 60mila infezioni: paradossalmente sta facendo meglio il virus che l’andamento della vaccinazione” nel mantenimento della protezione “in questo momento. Il problema, in una situazione come quella odierna in cui c’è trasmissione virale, è come proteggere i vulnerabili, perché la maggior parte dei decessi sono rappresentati da persone vulnerabili seppur vaccinate. Non sono no vax. Questa è la verità che noi ci dobbiamo dire”. A spiegarlo all’Adnkronos Salute è Andrea Crisanti, direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell’università di Padova.
“Purtroppo – osserva – tutta questa polemica feroce con i no vax ha impedito di arrivare al punto e affrontare questo problema, ha spostato il focus della discussione. C’è stata un’autocensura sul fatto che la maggior parte dei decessi sono vaccinati fragili, non si voleva dare uno spunto ai no vax per dire che il vaccino non funziona. E non si è guardato al problema che è come proteggere questi fragili vaccinati“.
Per Crisanti “è molto semplice quello che sta succedendo: le risalite dei casi Covid che osserviamo in diversi Paesi e in Italia sono oscillazioni intorno a una situazione di equilibrio instabile. Le oscillazioni, poi, sono tanto più elevate quanto più alta è l’infettività del virus”.
L’esperto analizza le dinamiche che hanno portato la curva di Covid-19 a invertirsi di nuovo, come mostrano gli ultimi dati. “E’ chiaro – spiega all’Adnkronos Salute – che l’equilibrio dipende, da una parte, dalla capacità del virus di infettare e, dall’altra, dalle misure che noi mettiamo in campo per opporci, fondamentalmente tutte basate sul vaccino. Ora il problema è che noi ogni mese abbiamo un certo numero di persone a cui la protezione, l’immunità dal virus, diminuisce progressivamente. Quindi paradossalmente sarebbe stato meglio che il virus fosse circolato immediatamente dopo” che la protezione aveva raggiunto il suo massimo “o mentre la curva” dell’immunità “stava cadendo, perché eravamo più protetti“.
Crisanti ribadisce che una priorità oggi, con il virus Sars-CoV-2 che continua a circolare, “è proteggere le persone fragili che si sono vaccinate, ma che sono più a rischio in caso di contagio Covid”. E spiega come si può fare. Nella strategia per riuscirci cruciali sono i test molecolari, tanto che per l’esperto andrebbe garantito un “bonus tamponi” a queste categorie.
“I fragili – dice Crisanti – si possono proteggere creando un filtro tra loro e il virus. E il filtro tra loro e il virus si crea da una parte permettendogli di continuare a fare il lavoro agile”, lo smart working, “se sono ancora in età da lavoro. E ce ne sono tanti di fragili nella classe lavorativa: basti pensare a tutti i trapiantati, i malati oncologici o con patologie autoimmuni”. E un altro modo per creare una barriera, prosegue, “è fare in modo che queste persone, specialmente gli anziani quando incontrano parenti o badanti, in qualche modo siano nelle condizioni di incontrare altre persone con la sicurezza che non siano infette”, quindi con test molecolari negativi.
“Ai fragili o ai parenti che usufruiscono della legge 104 bisogna dare dei bonus per fare dei tamponi molecolari – sostiene il virologo – E in questo caso i test antigenici vanno buttati. Se parliamo di filtro, infatti, più efficace è e meglio è. Quindi bisogna buttare i tamponi antigenici, rottamarli, perché in questa fase sarebbero solo dannosi”.
Quanto agli “anticorpi monoclonali contro Covid possono aiutare relativamente perché, se avessero avuto l’impatto sperato, non avremmo avuto tutti questi decessi“. “E’ il caso di dirci – sottolinea – che i monoclonali a disposizione con i fragili tutto questo grande effetto non ce l’hanno, al momento. Diminuiscono la malattia di un giorno e mezzo, ma nella maggior parte dei casi a persone che avrebbero avuto in ogni caso un decorso favorevole, perché – ripeto – altrimenti tutti questi decessi non ce li avremmo”.
“Le cose sono due: o non si riesce a dare i monoclonali” in tempo e alle persone da proteggere, “ma non credo – osserva Crisanti – oppure penso che il problema può essere che i monoclonali non abbiano avuto un grandissimo effetto nella riduzione della mortalità. Sugli antivirali” specifici per trattare Covid “è ancora presto per dare un giudizio. Quindi diciamo che bisogna fare con quello che si ha e andare a proteggere i fragili, evitando di farli ammalare”.
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