Guido Rasi dice no ad un'eventuale quarta dose: "Non serve perché la memoria immunitaria resta"
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Guido Rasi dice no ad un'eventuale quarta dose: "Non serve perché la memoria immunitaria resta"

L’immunologo dell’università Tor Vergata di Roma: "Al momento la consiglierei alle persone immunocompromesse, ai pazienti oncologici, a chi ha una riduzione rapida degli anticorpi perché è in dialisi”.

Guido Rasi dice no ad un'eventuale quarta dose: "Non serve perché la memoria immunitaria resta"
Guido Rasi
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17 Gennaio 2022 - 11.23


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Sono giorni in cui si ipotizza che servirà una quarta dose contro il Covid, subito dopo la terza, ma Guido Rasi ha smentito questa ipotesi: “La memoria immunitaria resta”.

“Non ha senso mantenere il sistema immunitario continuamente attivato. Abbiamo una memoria che ci aiuta anche quando gli anticorpi calano. Forse non sarà in grado di evitare l’infezione, ma la malattia grave sì”. Così in un’intervista a Repubblica Guido Rasi, già direttore dell’Agenzia europea per i medicinali e consulente del commissario per l’emergenza Covid Francesco Figliuolo. Secondo Rasi, la quarta dose non serve: “per il futuro sarebbe meglio elaborare una nuova risposta, più strutturata, piuttosto che continuare a organizzare vaccinazioni di massa in regime di emergenza”.

“La terza dose, a differenza della quarta, ha un motivazione forte”, spiega l’immunologo dell’università Tor Vergata di Roma. “Sappiamo bene dai vaccini che usiamo tradizionalmente che tre dosi consolidano la risposta della memoria immunitaria, e la realtà ce lo sta confermando. La quarta dose invece ci pone più domande che risposte. Al momento la consiglierei alle persone immunocompromesse, ai pazienti oncologici, a chi ha una riduzione rapida degli anticorpi perché è in dialisi”.

Per il futuro l’esperto si augura una risposta “più strutturata”. Ad esempio, tramite “vaccini spray che producano un’immunità nelle mucose dell’apparato respiratorio, per esempio. O che siano facili da prendere, ad esempio per via orale come avviene con la polio. Oppure vaccini che riconoscano altre proteine del virus, più stabili della spike che muta rapidamente”.

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