Incredibile? No: perché il razzismo (e l’omofobia) che tanti negano è in mezzo a noi: due ragazzi è stato negato l’accesso in una discoteca dal buttafuori perché di colore. E’ quanto è successo nel Meranese e l’episodio è stato raccontato dai ragazzi Robel e Michael al quotidiano Alto Adige.
Secondo il racconto dei giovani, sarebbero stati “rimbalzati” anche altri ragazzi: chi nero, chi romeno, chi albanese e anche un giovane nato a Napoli. Secondo il gestore del locale, interpellato dal giornale locale, “solitamente sta fuori chi gira con compagnie poco raccomandabili o chi ha dato problemi in passato”.
“Come si possono respingere tutte le persone “straniere” per il semplice sospetto che siano delinquenti – ribattono i due ragazzi che hanno comunque ripreso la scena davanti al locale con il telefonino – Il video l’abbiamo fatto perché eravamo increduli, quel che stava succedendo andava documentato. Non volevo svegliarmi col rimpianto il giorno dopo.
Bisogna far vedere dove stiamo andando”. I due comunque non demordono e insistono per poter raggiungere gli amici all’interno del locale, ma il buttafuori resta irremovibile. “Se non è questione di razzismo portateci qua fuori un nero che avete fatto entrare”, chiedono Robel e Michael, ma l’uomo si allontana senza rispondere.
Dal governatore altoatesino Arno Kompatscher arriva una netta condanna. “Non bisogna giudicare prima di conoscere esattamente i fatti – ha commentato – ma le notizie che ci giungono vanno nella direzione di una conferma. Se così fosse, è un fatto che va condannato e che deve avere delle conseguenze. Rimango senza parole, è una cosa inaccettabile”.
Chi sono i due ragazzi
I due giovani sono nati in Etiopia, ma cresciuti in Alto Adige e si sentono italiani. Michael è stato adottato a due anni e mezzo e ora frequenta l’università a Torino. L’amico Robel è arrivato in Italia a sei anni e ha la passione dello sport, gioca infatti nel campionato di Eccellenza del Rotaliana.
“Sono sempre stato accolto bene da tutti – spiega il ragazzo – Non ho mai subito atti discriminatori: crescendo mi sono accorto che forse si trattava di discriminazione “passiva”, non immediatamente riconoscibile”. Racconta di sentirsi più a suo agio e bene accetto a Londra. Il giovane ha anche partecipato all’ultima manifestazione antirazzista in piazza Walther a Bolzano.