La preoccupazione per le minacce che quotidianamente medici e scienziati ricevono sale sempre di più e l’allarme lo lanciano gli stessi che sono oggetto di aggressioni verbali e social.
A supportarli in questa battaglia è intervenuto l’ordine dei medici che li difende e li sprona a non cedere alla paura.
“Le pressioni velate ed esplicite dei no vax ai medici per ottenere il ‘super green pass’ arrivano oggi da tutte le categorie sociali e professionali, con tanto di minaccia di denuncia anche in caso di lieve reazione avversa al vaccino”.
Lo denuncia l’Ordine dei medici di Palermo che da mesi raccoglie segnalazioni dei camici bianchi di tutto il territorio regionale. La pretesa dei no vax è sempre la stessa: la prescrizione di “un’interminabile lista di esami clinici assolutamente inutili” e l’esenzione dal vaccino anti Covid.
Preoccupato dal grande numero di segnalazioni, il presidente dell’Ordine dei medici di Palermo, Toti Amato, membro del direttivo della Federazione nazionale, Fnomceo, chiede a tutti i medici di “respingere sul nascere qualsiasi pretesa inappropriata rispetto all’agire medico secondo scienza e coscienza.
In ogni caso, qualsiasi richiesta di indagine clinica e strumentale – dice – deve essere il frutto di un ragionamento clinico, perché la prescrizione sia appropriata. Una circolare ministeriale ha posto una barriera chiara rispetto al diritto dell’esenzione vaccinale e alle patologie che richiedono un approfondimento con esami specifici. Diversamente sarebbe un falso ideologico”.
“La libera scelta del pediatra o del medico di famiglia – prosegue Amato – si fonda sul rapporto di fiducia e le norme garantiscono al paziente la possibilità di poter cambiare medico se viene a mancare la serenità di un rapporto efficace”.
Nel mirino dei no vax soprattutto i pediatri di libera scelta e i medici di famiglia. A denunciarlo il segretario regionale della Fimmg Sicilia, Luigi Galvano. “Le pressioni sono sempre più forti, spesso con richieste di indagini anche rarissime, fuori da ogni ragionevole motivazione clinica, ma tali da determinare una ‘turbativa del rapporto fiduciario medico-paziente'”.