Alla Littizzetto dico: "Guai al giustizialismo, anche se applicato alla violenza sulle donne"
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Alla Littizzetto dico: "Guai al giustizialismo, anche se applicato alla violenza sulle donne"

La conduttrice a Che Tempo che fa, aveva detto che un uomo denunciato andrebbe messo subito in galera.

Alla Littizzetto dico: "Guai al giustizialismo, anche se applicato alla violenza sulle donne"
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Aldo Luchi Modifica articolo

30 Novembre 2021 - 10.53


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Luciana Littizzetto chiede allo Stato che “appena la donna denuncia, il compagno violento deve essere messo in galera”. Il post sulla pagina Facebook di “Che tempo che fa” è stato poi modificato da “deve essere messo in galera” a “deve essere messo in condizione di non nuocere”.

La frase per intero detta in diretta Tv sulla Rai era questa: “Quindi ti prego Stato, appena la donna denuncia, il compagno violento deve essere messo in galera o in uno spazio nuovo che ci inventiamo apposta, una comunità di recupero, un centro di accoglienza, un luogo controllato che gli impedisca di nuocere“.

Il discorso è tanto giustizialista che, se non lo avesse firmato lei, avrebbe potuto essere pronunciato indifferentemente da Travaglio, Sciarelli, Bonafede, Salvini o Meloni. 

Invocare l’automatismo della carcerazione sulla base della sola denuncia significa assumere che non esistano, mai in nessun caso, false denunce. 

Significa limitare la libertà di qualcuno sull’adesione fideistica alle parole di chi denuncia. 

E questo credo sia lontano anni luce da quell’idea di innovazione culturale che è comunemente considerato il presupposto necessario per azzerare i femminicidi. Un discorso culturale che non può prescindere dall’affermazione dello Stato di Diritto.

E mi chiedo: se un uomo denunciasse di aver ricevuto minacce di morte dalla moglie o dalla ex si dovrebbe applicare lo stesso metodo, secondo Littizzetto?

La comica invoca la carcerazione sommaria invece di inchiodare lo Stato alle proprie responsabilità e pretendere che protegga chi denuncia. 

Il metodo è lo stesso con il quale l’ex ministro della Giustizia Bonafede ha ideato il blocco della prescrizione, invece di pretendere dalla magistratura che i processi non durino tanto da far prescrivere i reati. E così gli imputati potevano rimanere tali per decenni, tendenzialmente in eterno. 

Un metodo identico a quello de Procuratore Gratteri: intanto ti sbatto in galera e in prima pagina su giornali e TV, poi semmai ti ripago per ingiusta detenzione. A noi contribuenti questo metodo è costato circa € 37.000.000 (trentasette milioni di Euro) soltanto nel 2020.

E affermazioni di questa portata vengono fatte da chi si richiama frequentemente alla Costituzione – evidentemente dimenticando che la presunzione di innocenza è lì dentro – e si rappresenta come intellettuale di sinistra.

E una sinistra giustizialista non è altro che una pessima copia dei tanti partiti giustizialisti che già esistono in Italia.

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