I portuali di Trieste contro l'obbligo di Green pass: "Blocchiamo i porti"
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I portuali di Trieste contro l'obbligo di Green pass: "Blocchiamo i porti"

Alla vigilia dell'entrata in vigore del nuovo Dpcm, il mondo del lavoro è in subbuglio e molti promettono azioni di protesta

I portuali di Trieste in protesta
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13 Ottobre 2021 - 18.40


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Sarebbe molto più facile se tutti quanti decidessero di vaccinarsi per permettere di avere un luogo di lavoro salutare e ripartire più lanciati di prima.
Ma invece la battaglia contro vaccino e Green pass da parte dei lavoratori è estenuante.
In vista dell’entrata in vigore del Green pass per accedere ai luoghi di lavoro, il settore portuale è sul piede di guerra.
“L’unica apertura che possono avere nei nostri confronti – ha detto Stefano Puzzer, il portavoce dei portuali di Trieste – è togliere la certificazione”.

Puzzer ha anche aggiunto che “il blocco del 15 ottobre è confermato, non si fermerà solo il porto di Trieste. Quasi tutti i porti si fermeranno”.

Conftrasporto: “Vogliamo risposte, valutiamo il fermo dei Tir” – Anche Conftrasporto interviene nella protesta legato al Green pass al lavoro e il presidente Paolo Uggé spiega: “Si sta determinando una situazione per cui si rischia che il 15-16 ottobre il trasporto in Italia si blocchi”.
Aggiunge che dal ministero “non abbiamo risposte” e “se questo atteggiamento proseguirà e non uscirà un chiarimento, può succedere di tutto”.
Poi conclude: “Se gli autotrasportatori esteri potranno venire in Italia senza il Green pass e questo verrà invece imposto alle imprese italiane, stiamo valutando di invitare le imprese a fermare i camion. Ci auguriamo di no, ma ne stiamo discutendo”.

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Federlogistica: “Sui porti lo Stato si piega a un ricatto” – Il presidente di Federlogistica Luigi Merlo replica: “Affrontare e trattare la vicenda dei portuali di Trieste come un problema di ordine pubblico rappresenta un errore clamoroso. Inoltre ci sono stati puntualmente e costantemente negati i confronti che avevamo richiesto con un solo risultato: lo Stato ora si piega a un ricatto inaccettabile”.
Per Merlo si conferma politicamente un “commissariamento” di fatto del ministero delle Infrastrutture.

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