“L’estensione del green pass a 12 mesi è effettivamente una decisione politica, oltre che di praticità. Dal punto di vista scientifico i dati sono ancora allo studio e quelli che ci sono, pochi, si riferiscono agli studi clinici sui soggetti vaccinati oltre 8 mesi fa. C’è poi da discutere sul dato degli anticorpi, ma sappiamo che la protezione non cala da un giorno all’altro, c’è tuttavia una percentuale di caduta calcolata sulla base di analisi matematiche dopo sei mesi”.
A spiegare la ratio dell’estensione del green pass da 9 a 12 mesi, di cui si discute nel governo in queste ore, è Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’Irccs istituto ortopedico Galeazzi e virologo presso l’Università di Milano.
Lo studioso ha citato dati e ricerche a sostegno dell’estensione ma ribadisce: “L’aspetto pratico di questa decisione resta preponderante: si consentirebbe anche una certa sincronizzazione tra coloro che stanno facendo la somministrazione ora perché hanno avuto la malattia nei mesi precedenti e coloro che hanno completato il ciclo già da tempo.
In ogni caso è una decisione più politica che scientifica. E poi c’è l’aspetto della fattibilità e dell’andamento epidemiologico legato alla variante delta, che secondo uno studio sudcoreano ha una capacità di sviluppare una carica virale 300 volte superiore alle precedenti varianti”, ha spiegato Pregliasco.
Rispetto alla terza dose del vaccino e su quando è possibile aspettarci il richiamo per le persone non immunodepresse e fragili, che saranno tra i primi probabilmente ad essere sottoposte ad una nuova somministrazione, il direttore dell’Irccs Galeazzi spiega molto chiaramente: “Anche questo ricade in un ambito gestionale, per rimettere in moto la macchina organizzativa in tutti i territori, ma tutte le opzioni restano aperte ancora, molto anche dipenderà dall’andamento dell’epidemia”.
Certo è che “dobbiamo aspettarci l’effetto del sasso nello stagno: in Italia siamo ora più tranquilli ma altri Paesi attorno a noi vedono crescere i contagi e ci saranno nuove ondate, più o meno sostenute. É un po’ un gioco a guardie e ladri con il virus- afferma Pregliasco- possiamo sottrarci alla variante delta ora, o alle nuove varianti se più contagiose più avanti, ma dobbiamo preventivare ancora uno o due anni di fiammate dei casi”.
Pregliasco chiarisce che “ci sono diversi casi di persone che si reinfettano dopo sei mesi dalla vaccinazione e sicuramente la ripresa del lavoro più ampia e in presenza, la riapertura delle scuole e il clima dei mesi autunnali riaccenderanno i contagi: ci saranno però due pandemie, quella dei vaccinati, con pochi casi gravi, e quella dei non vaccinati, con ospedalizzazioni e ricoveri in terapia intensiva”.
Una doppia pandemia che già mostra i suoi effetti, ribadisce Pregliasco: “Siamo ancora nella fase crescente della curva e stiamo vedendo in ritardo gli effetti di lungo periodo sui decessi, che stanno aumentando nelle ultime due settimane. Dobbiamo quindi spegnere al più presto la fiamma dei contagi per non vedere aumentare il numero delle morti”, ha concluso il professor Pregliasco.
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