L'assassino del tunisino a Bergamo: "Mi sono difeso perché ero minacciato"
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L'assassino del tunisino a Bergamo: "Mi sono difeso perché ero minacciato"

Alessandro Patelli ha accettato parte delle domande poi si è avvalso della facoltà di non rispondere. L'omicidio di Tayari Marouan avvenuto per una lite su una spallata

Tayari Marouan
Tayari Marouan
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9 Agosto 2021 - 17.01


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Una vicenda da chiarire ma che comunque mantiene la sua gravità di fondo.

Alessandro Patelli, il giovane accusato di aver accoltellato e ucciso Tayari Marouan a Bergamo, ha raccontato ai pm di essersi difeso.

Marouan lo avrebbe dapprima insultato per aver urtato la figlia dodicenne e poi, secondo Patelli, impugnato una bottiglia rotta con la quale lo avrebbe minacciato.

Il 34enne tunisino è stato poi accoltellato a morte davanti alla sua famiglia.

L’interrogatorio di Patelli è durato tutta la notte. Il ragazzo, incensurato, ha risposto a parte delle domande del pm Paolo Mandurino, fino poi a decidere di avvalersi della facoltà di non rispondere. In sostanza ha raccontato di essersi difeso da Tayari dopo che quest’ultimo lo avrebbe insultato per aver urtato la figlia dodicenne.

Il dubbio sul coltello: lo aveva con sè o è andato a recuperarlo? – La famiglia della vittima, stando al racconto del fermato, si era seduta sui gradini fuori casa sua: Tayari, la moglie italiana e le due figlie, la più grande di 12 anni e la più piccola, nel passeggino.

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A quel punto Patelli sarebbe stato minacciato con una bottiglia rotta e avrebbe quindi ferito mortalmente il tunisino, regolare in Italia da tempo, con il coltello a serramanico che aveva già con sé.

Sarebbe rientrato sì a casa dopo la prima discussione, ma per recuperare il casco che aveva dimenticato.

Tutti elementi che gli inquirenti stanno cercando di ricostruire e verificare. Nelle prossime ore si terrà l’interrogatorio di convalida del giovane, che è in carcere a Bergamo.

 

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