Fortunatamente i festeggiamenti per lo Scudetto dell'Inter non hanno avuto ricadute sulla curva dei contagi
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Fortunatamente i festeggiamenti per lo Scudetto dell'Inter non hanno avuto ricadute sulla curva dei contagi

Il direttore del Gemelli Luca Richeldi: "E' avvenuto perché siamo in una fase di calo della pandemia. L'apertura per i tifosi nella finale di Coppa Italia buona formula, già testata in altri Paesi"

I festeggiamenti dello Scudetto in Piazza Duomo a Milano
I festeggiamenti dello Scudetto in Piazza Duomo a Milano
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20 Maggio 2021 - 09.15


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Il timore, a causa dell’irresponsabilità di un così alto numero di persone, di un esplosione del virus a Milano dopo i festeggiamenti dello Scudetto dell’Inter c’era.

30mila persone si erano radunate in Piazza Duomo, ma fortunatamente questo “non ha avuto ricadute. Anche perchè siamo in una fase di calo dell’epidemia”, ha detto Luca Richeldi, direttore di Pneumologia al “Gemelli” di Roma.

L’apertura ‘limitata’ ai tifosi per la finale di Coppa Italia rappresenta “una buona formula, già testata in altri Paesi – ha ricordato Richeldi – si tratta di un passaggio piccolo ma molto significativo, niente a che vedere con quel drammatico Atalanta-Valencia che probabilmente ebbe una pesante responsabilità nella diffusione del contagio in quella provincia ma un segnale incoraggiante di ripartenza dopo tanti mesi”.

“I luoghi chiusi rappresentano ancora un rischio, credo che dovremo tenere la mascherina per tutta l’estate”, ha poi aggiunto Richeldi. “All’aperto, e in questo l’estate aiuta – ha spiegato Richeldi – possiamo cominciare invece a pensare ad una deroga dell’obbligo. Il Cts ci sta lavorando”.

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Per Richeldi, “poter vaccinare anche gli adolescenti è importante e conferma ulteriormente la sicurezza dei vaccini ma nelle priorità i giovani devono venire comunque dopo gli over 65: se avessimo uno zero nella casella dei deceduti, come gli inglesi, andremmo tutti più felici e rilassati anche in vacanza”. 

 “Purtroppo – ha ricordato – avremo invece un consistente numero di vittime ancora per un po’, visto che nelle terapie intensive ci sono i pazienti più gravi e più a rischio di morte. Abbiamo ancora il 20% di over70 non vaccinati e credo siano i più difficili da vaccinare: persone che sono a casa e hanno difficoltà a muoversi, persone che vivono in paesini e magari hanno malattie”.

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