Don Giulio Mignani ha scelto di non benedire le palme come forma di protesta contro il documento della Congregazione per la dottrina della fede che vieta la benedizione delle unioni di coppie omosessuali.
In un’intervista al Corriere della sera, il parroco di Bonassola, in provincia di La Spezia, spiega le motivazioni delle sue parole.
“Sono diventato prete per dedicare la mia vita all’insegnamento di Gesù e Gesù metteva le persone prima della legge, non aveva paura ad avere comportamenti che per i benpensanti dell’epoca erano scandalosi. Gli omosessuali non sono peccatori. Ecco il punto. Assurdo continuare a definire peccato un amore sincero e puro. L’amore omosessuale è un amore bello e benedetto da Dio”.
Ha dichiarato: “Diciamo subito che la decisione di non fare la benedizione di olivi e palme l’avevo già presa per evitare l’assembramento. L’anno scorso, in pieno lockdown, non c’era stata neppure la celebrazione.
Poi, riflettendo proprio sul valore della benedizione ho voluto aggiungere anche questa motivazione. La Chiesa ha benedetto di tutto, persino le armi e adesso diciamo no all’amore. Dopo l’omelia è scattato l’applauso. Non me l’aspettavo. Certo, non applaudivano tutti tutti…Inevitabile, ma l’importante è aprirsi al dialogo”
Don Giulio non se l’aspettava tutto questo clamore. “Sono solo un prete di provincia, che ha detto quello che pensava”, dice. Non è la prima volta che i suoi gesti fanno storcere il naso ai piani alti.
“Cinque anni fa due ragazzi della zona si unirono civilmente e io volli andare alla loro cerimonia civile per ribadire la mia posizione in fatto di diritti civili: ho un ruolo pubblico e volevo dire ‘sto con loro’.
A loro non interessava la benedizione perché non sono credenti. Poi mi sono espresso anche sul fine vita e, anche su quello, fui richiamato dal vescovo.
Mi ha invitato a riflettere. Ma io è tutta la vita che lo faccio. E più rifletto, più sono convinto”
È pronto ad andare avanti, dunque. Per il bene della Chiesa in cui crede.
“Sogno una Chiesa da fughe in avanti, profetica, che accoglie, che osa, non che respinge e che si arrocca.
Le rivoluzioni partono dal basso. Non bisogna avere paura delle proprie posizioni. La Chiesa è una comunità.
Ma a volte ho l’impressione che si faccia di tutto per allontanare le persone anziché avvicinarle.
In passato la Chiesa si è espressa contro il voto alle donne contro il suffragio universale. Poi, anni dopo, riconosce l’errore e fa un passo in avanti. Facciamolo ora questo passo”