Tre ore di viaggio per riuscire ad accaparrarsi il vaccino e c’è anche chi si permette di scegliere di rifiutarlo. Francesco Carfì, un lavoro in una banca di Prato e una malattia rara con cui convive da anni, posta su Facebook il selfie davanti alla nave che lo porterà all’isola d’Elba per la prima iniezione di Moderna: “Finalmente la prima dose di vaccino anti-Covid”, dice nella sua didascalia.
“Mi sento quasi in colpa perché sono un privilegiato. Ci sono riuscito per passaparola tra amici, ‘c’è posto lì’ mi hanno detto, e perché uso bene lo smartphone. Non ho problemi a spostarmi in macchina e a macinare chilometri per andare a fare il vaccino. E uno che è malato e non può? O non sa usare internet? Un po’ mi sento in colpa”.
“In mano ho il foglio con la conferma della prenotazione, riservato alle ‘categorie fragili'”, scrive nel post, raccontando virtualmente con la foto il suo viaggio ‘della speranza’. “Vorrei ‘smuovere’ le vostre coscienze (nei limiti delle mie capacità) invitandovi a riflettere su una cosa importante: io sono autosufficiente, non ho bisogno di qualcuno che si prenda cura di me (a esclusione dei medici, chiaramente), posso muovermi senza problemi con qualsiasi mezzo e ho un lavoro stabile e sicuro e quindi non mi sono fatto nessun problema ad accettare di andare fino all’Elba per il vaccino, perché ve lo dico francamente, sarei andato anche su Marte pur di farlo, ma vi faccio una domanda: pensate a una persona anziana, gravemente malata, non avvezza all’uso dello smartphone o del Pc, a una persona con problemi di mobilità o di lavoro…”.
“In poche parole, provate a immaginare chi sta peggio di voi (e di me): credete sia giusto che la prenotazione del vaccino riservato a queste persone possa produrre simili risultati? Pensate sia normale che una persona considerata fragile, nel pieno della pandemia, per poter fare il vaccino debba farsi due ore di auto e un’ora di traghetto?”.
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