Scanzi si difende dopo le polemiche sul vaccino: "Trattato come un serial killer"
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Scanzi si difende dopo le polemiche sul vaccino: "Trattato come un serial killer"

Il giornalista racconta la sua versione: "Ho contattato il mio medico e fino all'appello di Figliuolo non si è mosso niente. Ho entrambi i genitori malati, pensavo di essere d'esempio a molta gente"

Andrea Scanzi
Andrea Scanzi
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24 Marzo 2021 - 10.44


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La polemica sul suo vaccino ha riempito giornali e palinsesti tv scatenando polemiche di gogni genere.

Il giornalista e scrittore Andrea Scanzi si è sottoposto a un vaccino da “panchinaro” pochi giorni fa, ricevendo attacchi anche sul piano personale, per aver scavalcato chi forse ne aveva più bisogno.

Ieri sera ha voluto spiegare la sua versione dei fatti: “Sono stato trattato come un serial killer. Mi sembrava di aver fatto un bel gesto, ma ho ricevuto tutta questa melma. Non me l’aspettavo”.

Il 47enne ripercorre il percorso che lo ha portato a ricevere il vaccino AstraZeneca ad Arezzo.

 “Ho scritto al mio medico il 26 febbraio, dicendo: ‘So che non rientro in nessuna categoria, se dovessero cambiare le regole e senza rubare il posto a nessuno, chiamami. Mi chiama il 3 marzo e mi dice ‘Andrea, la Asl sudest Toscana ha deciso di fare questa lista perché molte dosi non vengono usate’.

Ho risposto: ‘Se è tutto lecito, facciamolo’. Mi ha detto che avrebbe dato il mio numero di telefono al responsabile di zona: ‘Potrebbero non chiamarti, devi essere ad Arezzo quando ti chiamano, non pretendere di scegliere il vaccino’.

Non è successo nulla fino al 14 marzo, nessuno mi ha cercato”, ha aggiunto.

Poi, spiega Scanzi, “Il generale Figliuolo ha detto, il 14 marzo, che piuttosto che buttare le dosi sarebbe stato meglio darle a chi passava. Il 15 marzo ho confermato la mia disponibilità al medico e alla Asl. La Asl mi ha scritto venerdì pomeriggio alle 16, dicendomi che le dosi libere c’erano, e di tenermi pronto. Alle 18 mi hanno convocato per farmi vaccinare. Io ci sono andato, ma senza prevedere le conseguenze. Anzi, la notizia l’ho data io, davanti a due milioni e passa di persone su Facebook: altro che furbetto del vaccino, sono il demente del vaccino”.

“Mi sembrava anche una cosa bella: ‘Italiani, non abbiate paura’, volevo dire. La lista dei riservisti di Arezzo online è stata creata infatti il giorno dopo la mia vaccinazione, e tanti prendendo il mio esempio si sono iscritti”, ha aggiunto.

A chi lo accusa di aver ‘saltato la fila vaccinale’, Scanzi replica: “Non credo di essere stato il primo ad essere chiamato dalla Asl. Credo che ce ne fossero tanti. Io ero stato inserito il 3 marzo, e mi hanno chiamato il 19. La stessa Asl, la mattina successiva al mio vaccino, mi ha spiegato che ero già stato iscritto alla lista dei panchinari, e in più che il mio medico di famiglia mi aveva segnalato come figlio unico di genitori estremamente vulnerabili, e infatti il 17 marzo mia madre e mio padre si sono iscritti alla lista dei vulnerabili, ma non sono stati chiamati perché dovranno essere sottoposti a Moderna”.

La definizione di caregiver data a Scanzi dalla Asl ha scatenato le polemiche, con tanto di foto risalente al passato ripescata da alcuni in cui si vede il giornalista in moto col padre. “Si tratta di una foto di tre anni fa – ha spiegato Scanzi – La cartella clinica dei miei genitori è triste. Mio padre è cardiopatico e diabetico, e mia mamma è malata oncologica. Gli insulti se proprio dovete mandateli a me”. “Mi sembrava di aver fatto un bel gesto, ho ricevuto tutta questa melma. Non me l’aspettavo”, ha concluso.

 

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