Uno studio su milioni di studenti evidenzia che la didattica in presenza non incide sulla crescita dei contagi
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Uno studio su milioni di studenti evidenzia che la didattica in presenza non incide sulla crescita dei contagi

Sara Gandini, membro della squadra che ha effettuato lo studio, al Corriere della sera: “Il principio di prudenza deve portare a una riapertura immediata.”

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22 Marzo 2021 - 09.42


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Uno studio condotto da una squadra di epidemiologi, medici, biologi e statistici tra cui Sara Gandini dello Ieo di Milano è giunta alla conclusione che non c’è alcuna correlazione tra aumento dei contagi e l’apertura della scuola.
Intervistata da “Il Corriere della sera” Sara Gandini ha spiegato. 

Secondo questa ricerca infatti

“Il rischio zero non esiste ma sulla base dei dati raccolti possiamo affermare che la scuola è uno dei luoghi più sicuri rispetto alle possibilità di contagio”, sintetizza l’epidemiologa e biostatistica. Gli studi analizzano i dati del Miur e li incrocia con quelli delle Ats e della Protezione civile fino a coprire un campione iniziale pari al 97% delle scuole italiane: più di 7,3 milioni di studenti e 770 mila insegnanti.

Stando ai numeri infatti

“l’impennata dell’epidemia osservata tra ottobre e novembre non può essere imputata all’apertura delle scuole: il tasso di positività dei ragazzi rispetto al numero di tamponi eseguito è inferiore all’1%. Di più: la loro chiusura totale o parziale, ad esempio in Lombardia e Campania, non influisce minimamente sui famigerati indici Kd e Rt . Ad esempio a Roma le scuole aprono 10 giorni prima di Napoli ma la curva si innalza 12 giorni dopo Napoli, e così per moltissime altre città”, spiega l’esperta.

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Non solo. Secondo quanto dice l’esperta i giovani contagiano il 50% in meno rispetto agli adulti, che sarebbero invece i veri responsabili dell’epidemia.

In altre parole i focolai da Sars-Cov 2 che accadono in classe sono molto rari (sotto il 7% di tutte le scuole) e la frequenza nella trasmissione da ragazzo a docente è statisticamente poco rilevante. Quattro volte più frequente che gli insegnanti si contagino tra loro, magari in sala professori.

In conclusione, ammette Gandini

“In mancanza di evidenze scientifiche dei vantaggi della chiusura delle scuole, il principio di precauzione dovrebbe essere quello di mantenere le scuole aperte per contenere i danni gravi, ancora non misurabili scientificamente in tutta la loro portata e senz’altro irreversibili sulla salute psicofisica dei ragazzi e delle loro famiglie. La scuola dovrebbe essere l’ultima a chiudere e la prima a riaprire”.

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