Parole molto ferme rivolte soprattutto ai sedicenti cristiani che usano la croce come un ‘manganello’ e leggono il Vangelo al contrario, promuovendo razzismo, xenofobia e razzismo.
Così Papa Francesco durante l’Angelus dalla Biblioteca del Palazzo Apostolico Vaticano.
“Chi anche oggi vuole ”vedere Gesù”, magari provenendo da Paesi e culture dove il cristianesimo è poco conosciuto, che cosa vede prima di tutto? Qual è il segno più comune che incontra? Il crocifisso. Nelle chiese, nelle case dei cristiani, anche portato sul proprio corpo. L’importante è che il segno sia coerente con il Vangelo: la croce non può che esprimere amore, servizio, dono di sé senza riserve: solo così essa è veramente l’ ‘albero della vita”, della vita sovrabbondante”.
Il moralismo clericale
“Non con condanne teoriche, ma con gesti di amore. Allora il Signore, con la sua grazia, ci fa portare frutto, anche quando il terreno è arido a causa di incomprensioni, difficoltà o persecuzioni o pretese di moralismi clericali: questo è terreno arido. Proprio allora, nella prova e nella solitudine, mentre il seme muore, è il momento – sottolinea il Papa – in cui la vita germoglia, per produrre frutti maturi a suo tempo. È in questo intreccio di morte e di vita che possiamo sperimentare la gioia e la vera fecondità dell’amore che sempre si dà nello stile di Dio. La Vergine Maria ci aiuti a seguire Gesù, a camminare forti e lieti sulla strada del servizio, affinché l’amore di Cristo risplenda in ogni nostro atteggiamento e diventi sempre più lo stile della nostra vita quotidiana”.