Le mascherine hanno salvato almeno 30mila italiani dal Covid: lo studio che smentisce i no-mask
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Le mascherine hanno salvato almeno 30mila italiani dal Covid: lo studio che smentisce i no-mask

I risultati di questo studio condotto da ricercatori dell'università degli Studi di Padova sono pubblicati sulla rivista 'Infectious Diseases'

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27 Febbraio 2021 - 16.51


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Secondo alcuni modelli matematici realizzati da un team di scienziati italiani, la mascherina ha svolto un ruolo fondamentale di protezione nel ridurre la diffusione iniziale di Sars-CoV-2 durante la prima fase della pandemia in Italia: con buona pace dei ‘no-mask’, che ancora periodicamente scendono in piazza, gli esperti hanno dimostrato che, durante la primavera, le mascherine potrebbero aver ridotto anche di 30mila casi il bilancio ufficiale di contagi Covid nel Paese.
I risultati di questo studio condotto da ricercatori dell’università degli Studi di Padova sono pubblicati sulla rivista ‘Infectious Diseases’ e suggeriscono che le decisioni pubbliche sull’utilizzo delle mascherine hanno importanti implicazioni per la salute pubblica. “Abbiamo trovato un’eccellente corrispondenza tra il lockdown nazionale e il picco dell’epidemia alla fine di marzo 2020, che suggerisce che questa misura è il fattore principale per fermare la diffusione del virus”, spiega l’autore principale del lavoro, Morten Gram Pedersen. “Sorprendentemente, però, abbiamo identificato in alcune Regioni ulteriori cali nella trasmissione virale a metà aprile 2020, che corrispondevano bene a due misure: la fornitura gratuita di mascherine e l’obbligo di utilizzo. Non abbiamo visto questa stessa riduzione in luoghi che non hanno introdotto ulteriori interventi locali” di questo tipo nello stesso periodo. 
Le misure drastiche adottate dall’Italia, culminate in un lockdown totale tra l’11 marzo e il 4 maggio 2020, si sono dimostrate efficaci nel controllare la prima ondata dell’epidemia, evidenziano gli esperti. Il numero di nuovi casi giornalieri ha raggiunto il picco di circa 6.000 alla fine di marzo per poi toccare meno di 300 all’inizio di giugno. I ricercatori hanno utilizzato modelli matematici per confrontare i dati ufficiali di 8 Regioni demograficamente simili che avevano introdotto specifiche misure locali in momenti diversi o che non hanno imposto alcuna restrizione aggiuntiva oltre le norme nazionali. Ogni Regione è stata effettivamente isolata dal resto del Paese durante il lockdown, rendendo i confronti regionali ancora più rilevanti, osservano gli autori.
“Cinque delle 8 regioni hanno mostrato ulteriori punti di cambiamento durante l’aprile 2020, che corrispondevano con l’introduzione di ulteriori misure generali di contenimento, l’uso obbligatorio di mascherine e la loro distribuzione gratuita”, spiega l’autore dello studio. Il team ha esplorato spiegazioni alternative per il declino accelerato di nuovi casi osservato in queste zone a fine aprile 2020, incluse le condizioni meteorologiche. Ma hanno scoperto che nessuna delle alternative studiate poteva spiegare l’accelerazione della fine della prima ondata dell’epidemia.
“Certo, non possiamo escludere che altri eventi non osservati abbiano causato questo declino accelerato, poiché si trattava di uno studio osservazionale”, puntualizza Pedersen. Ma il lavoro italiano è in linea con altri recenti studi regionali condotti in Germania e Usa, fa notare l’esperto.
“La riapertura della società a maggio non ha portato ad alcun cambiamento nel tasso di decadimento – prosegue Pedersen – Pertanto, i nostri risultati danno ulteriore supporto all’importanza dell’uso della mascherina oltre ai lockdown e ad altre misure di salute pubblica per il controllo del virus”.
Il vantaggio di indossare questa protezione, conclude il coautore dello studio, Matteo Meneghini, “sembra essere in gran parte un effetto di coorte che opera a livello di salute pubblica”, collettivo quindi, piuttosto che a livello individuale. “Sottolineiamo tuttavia che, quando la situazione è critica, le mascherine diventano insufficienti e dovrebbero essere utilizzate in aggiunta ad altre misure di contenimento come i lockdown parziali o totali, per fornire un ulteriore contributo alla protezione della salute”.

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