Il viaggio di Bartolo tra i disperati della rotta balcanica che l'Europa rifiuta di vedere
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Il viaggio di Bartolo tra i disperati della rotta balcanica che l'Europa rifiuta di vedere

Il medico di Lampedusa ed europarlamentare, insieme ai colleghi Brando Benifei, Pierfrancesco Majorino e Alessandra Moretti, e il loro viaggio 'in direzione ostinata e contraria'

Rotta balcanica
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1 Febbraio 2021 - 21.31


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L’ex medico di Lampedusa Pietro Bartolo, insieme a Brando Benifei, Pierfrancesco Majorino e Alessandra Moretti, tutti europarlamentari, sè partito per una missione lungo la rotta balcanica. Un viaggio “in direzione ostinata e contraria” arrivato adesso alle tappe finali. 
“Tirare le somme è un’operazione sempre difficile, in alcuni casi impossibile. È così per questo intenso viaggio lungo la rotta balcanica”, scrive Bartolo nel suo resoconto pubblicato sul sito dell’europarlamentare.
“Qual è la colpa di un padre nato dalla parte sbagliata del mondo, che a piedi nudi è costretto a lavarsi con una tanica d’acqua sulla neve? Qual è la colpa di un bambino che trema dal freddo in un campo disperso in mezzo al nulla?” si chiede Bartolo. 
“Un viaggio al contrario, partito dal punto d’arrivo, da quell’hotel Porin, unico centro d’accoglienza ufficiale in Croazia, dove le persone che hanno attraversato a piedi la rotta balcanica possono chiedere lo status di rifugiati e richiedenti asilo. Ma nel nostro viaggio in direzione ostinata e contraria – racconta Bartolo -, oltre al ‘porto sicuro’ di chi è arrivato, abbiamo voluto vedere coi nostri occhi le tappe della traversata degli ultimi, dei poveri cristi in cerca di un futuro dignitoso. È così che ci siamo addentrati nella foresta di Bojna, al confine tra la Croazia e la Bosnia, in territorio europeo, per vedere i varchi che i migranti cercano e capire in che modo avvengono quei respingimenti a dir poco discutibili”.
“Non ci è stato consentito, la polizia ci ha fermati prima, non c’era altro da vedere, poteva essere pericoloso per la nostra incolumità. La nostra incolumità? E quella dei bambini, delle donne, degli uomini che tentano di attraversare quei varchi costellati di mine antiuomo? A quella incolumità davvero non deve pensarci nessuno?” domanda il medico di Lampedusa.
“Non ci siamo fermati neanche lì. In direzione ostinata e contraria abbiamo raggiunto Bihac e il campo lager di Lipa. E lì le parole non servono, ci sono le immagini che vi abbiamo mostrato e che continueremo a mostrarvi. Adesso si torna a casa, ma con quelle immagini scolpite nel cuore”, conclude Bartolo ringraziando i compagni di viaggio e le organizzazioni in campo.
“Caritas, Croce Rossa Italiana, Ipsia Acli, Save the Children, No Name Kitchen e soprattutto Baobab Experience: questi ragazzi fanno un lavoro straordinario e impagabile. Grazie, grazie di cuore”.

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