Negazionista ricoverato per Covid a Pesaro: "Adesso ho capito che non c'è nulla di inventato"
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Negazionista ricoverato per Covid a Pesaro: "Adesso ho capito che non c'è nulla di inventato"

Parla il 54enne: "Adesso vivo la realtà sulla mia pelle, penso che il Covid fosse solo un'influenza"

Ricovero per Covid
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4 Gennaio 2021 - 11.30


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Anche i negazionisti possono convincersi che questo virus esiste e sta facendo morire migliaia di persone.

Daniele Egidi, 54 anni, tecnico informatico in tribunale e residente a Fano, in provincia di Pesaro Urbino, era un negazionista convinto e pensava che il Covid-19 fosse “un’influenza e le immagini delle corsie ospedaliere solo retorica del potere”.

Dopo essere stato ricoverato in un reparto Covid in ospedale a Pesaro con la polmonite bilaterale, racconta: “Non volevo capire. Adesso vivo la realtà sulla mia pelle”.

Tutto è iniziato con sette giorni di febbre tra i 37 e i 38 gradi. Poi il ricovero, il 30 dicembre, ossigenazione all’86 per cento, polmonite bilateriale e difficoltà respiratorie. “Sono attaccato all’ossigeno ma respiro ancora male. La polmonite c’è. Sul Covid-19 non avevo capito niente o non volevo capire niente. Rifiutavo inconsciamente l’idea che la pandemia fosse grave, minimizzavo culturalmente l’emergenza sanitaria”, ha spiegato.

“Per rendersi conto davvero di ciò che stiamo vivendo bisogna passarci”-  “Appena arrivato in ospedale, prima ancora di andare in camera, ho visto passare davanti a me sette codici rossi per Covid, cioè sette persone gravissime che avevano la precedenza. Lì, in quel momento, mi sono detto che ero stato fuori dal mondo, cieco di fronte alla realtà. Forse è anche brutto dirlo e nemmeno giusto ma per rendersi conto davvero di ciò che stiamo vivendo bisogna passarci. Ho visto che non c’era nulla di inventato in quelle immagini televisive degli ospedali stracolmi, delle terapie intensive al collasso, degli ospedali da campo, della gente che muore. Sto cercando di capire perché rifiutavo di accettare l’allarme per il Covid-19. Forse non condividevo la gestione dell’emergenza, pensando che ci fosse un altro modo, e questo mi portava a non dare reale importanza alla pandemia”, ha aggiunto.

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 Infatti, ha ammesso Daniele, “non mettevo la mascherina fuori dal lavoro, la ritenevo inutile, una recita, anche se non avevo comportamenti contrari alla legge. All’esterno semplicemente non la mettevo per scelta”.

“Ma solo ora, qui – ha concluso -, ho capito che sbagliavo”.

 

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