A ruba il calendario di Mussolini, Gad Lerner: "Tanta amarezza ma non stupore"
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A ruba il calendario di Mussolini, Gad Lerner: "Tanta amarezza ma non stupore"

Lo scrittore e giornalista commenta quanto è accaduto a Predappio dove in tanti sono andati a comprare il calendario che esalta il criminale che ha portato la dittatura in Italia

Gad Lerner
Gad Lerner
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21 Dicembre 2020 - 15.20


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Un’offesa a chi ha perso la vita per portare la democrazia in Italia dopo una barbara dittatura e le malefatte di un criminale come Benito Mussolini, le cui gesta sono celebrate dai nostalgici del fascismo mentre dovrebbero essere seppellite per sempre con ignominia e vergogna.
“Non c’è alcuno stupore visto che siamo nel Paese in cui il giornalista più potente e radicato nella rete televisiva più diffusa pubblica un libro in cui il titolo è ‘Perché l’Italia amò Mussolini’ e lo presenta coi leader riuniti del centro destra i quali non hanno rilievo antifascista da muovere. Un consesso ammiccante che vuole accarezzare questo falso luogo comune per il quale Mussolini ha fatto anche cose buone e del quale dovremo recuperare la grandezza. Il leader di destra che ha voluto tagliare le sue radici fasciste, mi riferisco a Gianfranco Fini, d’altronde è stato emarginato, considerato un traditore, mentre quelli che continuato ad ammiccare vanno per la maggiore. Molta amarezza, dunque, ma nessuno stupore”.
Gad Lerner commenta così il boom di vendite del calendario del duce realizzato a Predappio.
“Chi considera siano solo vicende del passato dimentica come questi simboli novecenteschi siano oggi di nuovo rivendicati, esibiti – continua il giornalista – Nelle manifestazioni dei suprematisti americani appoggiati da Trump ci sono le svastiche. Sono convinto abbia ragione l’Anpi nel dire che l’antifascismo e l’antirazzismo siano più che mai battaglie contemporanee, in Italia come altrove. Chi esalta il fascismo ancora oggi è una minoranza incoraggiata e rinfocolata dalla cattiva informazione. Si cerca un alibi illusorio a una ricerca di benessere, di salvezza in una situazione di grande difficoltà, nella convinzione che il nazionalismo, il ‘prima noi’, un’ambigua forma di patriottismo che si aggrappa a chi sognava una superiorità della razza italiana, siano un ritorno all’impero. E’ il rimpianto di una grandezza, pur senza rendersi conto che era fondata sul razzismo e sulla violenza contro chi dissentiva”.

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