Nella newsletter di Italia Viva Matteo Renzi si è detto ‘sorpreso’ delle parole di Dario Franceschini a sostegno delle misure del nuovo Dpcm, che invece lui vorrebbe ‘correggere’, specie quelle che riguardando ‘ristoranti, luoghi della cultura e sport’.
“Servono le ‘4T'” dice Renzi: “Tamponi rapidi, terapie intensive, trasporti e tracciamento. E queste cose dipendono dalle istituzioni, non dai cittadini”.
Per Renzi “va bene rinunciare a molte libertà per il virus. Ma chiudere i luoghi di cultura e di sport è, invece, un errore: è più facile contagiarsi sulla metropolitana che a teatro. E la chiusura dei ristoranti alle 18 è tecnicamente inspiegabile, sembra un provvedimento preso senza alcuna base scientifica. A cena il Covid fa più male che a pranzo? E per chi si era attrezzato valgono le stesse regole? Ci rendiamo conto del danno economico devastante?”.
Aggiunge l’ex premier: “Rischiamo di far schizzare la curva del debito solo per le emergenze e senza una visione strategica. In questo senso, appare sempre più assurdo il No ideologico al Mes. La verità, cari amici, è che col virus dobbiamo convivere non solo tre settimane. Dobbiamo arrivare al vaccino, dobbiamo distribuire bene il vaccino, dobbiamo organizzare una logistica per il vaccino che sia esattamente l’opposto della gestione logistica del tampone”.
Insomma, “ci aspettano ancora settimane difficili, bisogna convivere con il Coronavirus. E, per questo, serve un piano, una visione, una strategia. Non rincorrere gli eventi, ma prevederli come stiamo dicendo – spesso inascoltati – da mesi”.
Conclude Renzi: “Diremo queste cose in Parlamento, al Premier Conte – che sosteniamo – sperando che ci ascolti e che cambi il Dpcm, nella parte su ristoratori, luoghi di cultura e attività sportiva. Mi ha colpito che proprio il ministro della Cultura abbia giustificato la chiusura dicendo che dobbiamo salvare vite umane. Io dico che certo, è vero, vogliamo salvare vite umane. Ma basta essere andati al cinema o al teatro, in queste settimane, per capire che non sono posti dove si rischia di morire, ma dove – anzi – si impara a vivere meglio. Affrontare la pandemia è un dovere di tutti. Ma bisogna farlo senza cedere alla paura”.
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