Il virus, la scuola e il concorso per i precari: storia emblematica di sciatteria italica
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Il virus, la scuola e il concorso per i precari: storia emblematica di sciatteria italica

Invece di farlo in estate, a scuole chiuse, si organizza in ottobre, con la scuola alle prese con i mille problemi della riapertura al tempo del Covid oltre a quelli di sempre. E si farà nelle scuole

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Claudio Visani Modifica articolo

8 Ottobre 2020 - 17.44


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Una storia nella storia nei giorni in cui butta di nuovo male, con mille nuovi casi in più al giorno, il virus che dilaga al Sud e ritorna a colpire duro in Lombardia e Veneto.

Una storia delle cose fatte alla boia di un giuda, come spesso ancora accade in questo nostro Paese.

E’ la storia del concorso per l’assunzione dei precari nella scuola, più o meno trentamila da stabilizzare su sessantamila domande, uno su due forse ce la farà. Un concorso atteso e rimandato da anni. E che quando finalmente arriva, invece di farlo in estate, a scuole chiuse, si organizza in ottobre, con la scuola alle prese con i mille problemi della riapertura al tempo del Covid oltre a quelli di sempre: organici dimezzati, strutture e tecnologie inadeguate, classi pollaio. Con la didattica e gli studenti più penalizzati che mai. Nel bel mezzo della nuova emergenza pandemica.

Ebbene, sapete come l’hanno organizzato? Il concorso si farà nelle scuole, non nelle fiere o in altre sedi esterne, creando così ulteriori problemi (i presidi dovranno gestire anche quella rogna non da poco col Covid). Ma non nelle scuole delle zone dove insegnano i precari che parteciperanno alla prova. No, le sedi per i concorrenti sono scelte per ordine alfabetico. Per esempio: in Emilia-Romagna quelli che hanno un cognome che comincia con A, B o C faranno l’esame a Modena, o a Parma, o in qualche sede sperduta dell’Appennino anche se insegnano a Rimini. E quelli che cominciano con la S, la T o la V lo faranno a Rimini, anche se insegnano a Piacenza o a Ferrara o sui monti sopra Bologna. Così decine di migliaia di insegnanti si dovranno spostare da un capo all’altro della regione, viaggiare semmai sui mezzi pubblici, dormire in un albergo, mangiare in un ristorante. Con i rischi che ci sono in questo periodo a spostarsi.

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Non solo. Se per un qualsiasi motivo qualcuno dei precari che rincorrono da anni il sogno della stabilizzazione si ammalerà, contrarrà il virus, o dovrà mettersi in quarantena perchè nella classe o nella scuola dove insegna c’è stato un caso positivo, e quindi non potrà partecipare al concorso, non è previsto che possa sostenere la prova in un altro momento. No, perderà l’occasione della vita. Senza possibilità d’appello. Sembra incredibile ma è così. Tanto che si annuncia già la corsa a mettersi in aspettativa (non retribuita) per essere al riparo da rischi standosene a casa fino alla data del consorso, mettendo così ancor più nei casini la scuola e soprattutto i ragazzi.

No, non ce la possiamo fare

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