Trentacinque anni fa veniva assassinato Giancarlo Siani, cronista de Il Mattino di Napoli, ucciso dalla Camorra per le sue inchieste sulle attività criminali dei clan e sui loro conflitti interni. Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica, lo ricorda con queste parole: “Siani fu ucciso proprio per il lavoro svolto, per l’onestà e l’intelligenza con cui onorava il diritto alla libera informazione, raccontando i delitti della malavita e le trame di chi ne tirava le fila”.
“Giancarlo aveva buone fonti e molto coraggio – racconta la fondazione Ossigeno sui giornalisti minacciati – Aveva raccontato che una “soffiata” del clan Nuvoletta ai carabinieri aveva favorito l’arresto del boss rivale Valentino Gionta. Quell’articolo, pubblicato il 10 giugno del 1985, segnò la sua condanna a morte. Il 23 settembre successivo, Giancarlo fu ucciso sotto casa sua. Ci sono voluti 12 anni per venire a capo delle cause che avevano spinto le mani della criminalità organizzata a togliere la vita a Siani. Alla verità si è giunti grazie alle indagini condotte dal giovane Procuratore della Repubblica Armando D’Alterio insieme con la squadra mobile di Napoli”.
E da oggi, Giancarlo Siani è riconosciuto come gironalista professionista: l’Ordine ha consegnato il titolo alla famiglia nel corso di una cerimonia alla quale ha preso parte anche il Presidente della Camera Roberto Fico: “Giancarlo Siani rappresenta una figura importantissima per Napoli, un giornalista di 26 anni, ucciso in quel modo – ha detto Fico – per fare il suo lavoro, è un esempio positivo, che ricorda anche quanto la nostra città e la nostra regione siano feroci”.
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