Piacenza, rimossi i vertici del comando provinciale dei carabinieri
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Piacenza, rimossi i vertici del comando provinciale dei carabinieri

Grazia Pradella dopo l'arresto dei carabinieri: "Era difficile credere ad un atteggiamento criminale di questo tipo da parte di uomini che hanno sempre lavorato al fianco dei magistrati".

Grazia Pradella
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24 Luglio 2020 - 08.13


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Il comandante provinciale dei carabinieri di Piacenza, Stefano Savo, è stato rimosso dall’incarico per volere dell’Arma in conseguenza all’inchiesta della procura piacentina che vede indagati dieci militari e che ha portato al sequestro della caserma di Piacenza Levante. Savo era arrivato a Piacenza nel novembre dell’anno scorso.

Gli ufficiali dei carabinieri in servizio al comando provinciale di Piacenza rimossi dall’incarico sono tre in totale. Oltre al comandante Savo, saranno assegnati ad altri ruoli anche il comandante del Reparto operativo, Marco Iannucci, e quello del Nucleo investigativo, Giuseppe Pischedda. I tre ufficiali sono per il momento tutti estranei all’inchiesta della procura.
Fare pulizia sul serio. Perché ci sono tanti, troppi segnale dai quali emerge che tra le forze di polizia ci siano aree inquinate da uomini che approfittano della divisa per delinquere, fare gli sceriffi, dare sfogo ai bassi istinti razzisti e sentirsi più appartenenti a una milizia fascista che allo stato.

Minoranze, certo. Infime minoranze. Ma se si mettono in fila gli episodi e le inchieste degli ultimi anni (immaginando ragionevolmente che ci siano aree grigie mai emerse).
”L’indagine mi era stata preannunciata quando il Csm mi ha designato. Ho subito letto la richiesta di custodia cautelare già trasmessa al gip dai colleghi Matteo Centini e Antonio Colonna. Ne abbiamo parlato e l’ho condivisa”.
Grazia Pradella, capo della Procura di Piacenza, racconta, in un’intervista al Corriere della Sera, la propria esperienza dell’indagine sui militari della caserma di Piacenza, sottolineando di ”credere nell’Arma, ma se la fiducia dello Stato viene tradita, è necessario che lo Stato sia inflessibile nell’accertamento della verità”.

Dice anche di avere ”molto apprezzato la passione civile ed etica che traspare dall’ordinanza. Ad un magistrato di esperienza fa molto piacere, specialmente in questo periodo di discussione interna alla magistratura, constatare che ci sono giovani giudici che affrontano un impegno così gravoso in poco più di un mese riuscendo a dare una valutazione degli elementi probatori seria ed approfondita”.
“Provo amarezza – ammette Pradella – perché era difficile credere ad un atteggiamento criminale di questo tipo da parte di uomini che hanno sempre lavorato al fianco dei magistrati. Il momento più difficile è stato quando mi sono resa conto dell’enormità della situazione. Che ci fosse un’accettazione di sistemi di illegalità così diffusa da parte di tutti mi ha francamente stupito, come arresti basati su atti falsi per procurarsi stupefacenti e, nel contempo, dimostrare ai vertici di essere i più bravi. C’è un continuo auto-esaltarsi degli indagati che si misurano con colleghi di altre caserme i quali, però, sono persone perbene che fanno il loro dovere senza sbavature”.
”Ho ritenuto doveroso preannunciare al Comandante generale Nistri che sarebbero stati arrestati uomini dell’Arma – continua il procuratore -. È stata dura perché mi rendevo conto di dover rappresentare in poche parole una situazione gravissima che in quel momento non potevo dettagliare per esigenze investigative, ma con l’Arma ho un legame profondo, credo moltissimo nella lealtà degli operanti, ma se la fiducia dello Stato viene tradita, è necessario che lo Stato sia inflessibile nell’accertamento della verità”.

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