L'allarme della Dia: "La crisi economica post-Covid potenzierà e arricchirà le mafie"
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L'allarme della Dia: "La crisi economica post-Covid potenzierà e arricchirà le mafie"

Lo si legge nella relazione semestrale della Dia inviata al Parlamento, riferita al 2° semestre 2019 ma con un capitolo dedicato all'emergenza Covid.

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17 Luglio 2020 - 07.43


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Secondo la Direzione Investigativa Antimafia (Dia), la paralisi economica dovuta alla pandemia di Covid-19 sarà un’occasione di arricchimento e di espansione per le mafie, esattamente come accadde nel dopoguerra. Lo si legge nella relazione semestrale della Dia inviata al Parlamento, riferita al 2° semestre 2019 ma con un capitolo dedicato all’emergenza Covid.
Lo scenario, scrive la Dia, è ‘doppio’: “Un primo di breve periodo, in cui le organizzazioni mafiose tenderanno a consolidare sul territorio, specie nelle aree del Sud, il proprio consenso sociale, attraverso forme di assistenzialismo da capitalizzare nelle future competizioni elettorali; un secondo scenario, questa volta di medio-lungo periodo, in cui le mafie – specie la ‘ndrangheta – vorranno ancor più stressare il loro ruolo di player, affidabili ed efficaci anche su scala globale. L’economia internazionale avrà bisogno di liquidità ed in questo le cosche andranno a confrontarsi con i mercati, bisognosi di consistenti iniezioni finanziarie”.
“Non è improbabile perciò che aziende anche di medie-grandi dimensioni possano essere indotte a sfruttare la generale situazione di difficoltà, per estromettere altri antagonisti al momento meno competitivi, facendo leva proprio sui capitali mafiosi. Potrà anche verificarsi che altre aziende in difficoltà ricorreranno ai finanziamenti delle cosche, finendo, in ogni caso, per alterare il principio della libera concorrenza”, si legge.
“Qualsiasi misura di esecuzione della pena alternativa al carcere per i mafiosi rappresenta un vulnus al sistema antimafia” continua la relazione semestrale in riferimento alla scarcerazione dei boss avvenuta per l’emergenza Covid.

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“L’effetto dell’applicazione di regimi detentivi alternativi a quello carcerario ha indubbi negativi riflessi per una serie di motivazioni. In primo luogo rappresenta senz’altro l’occasione per rinsaldare gli assetti criminali sul territorio, anche attraverso nuovi summit e investiture. Il ‘contatto’ ristabilito può anche portare alla pianificazione di nuove strategie affaristiche (frutto anche di accordi tra soggetti di matrici criminali diverse maturati proprio in carcere) e offrire la possibilità ai capi meno anziani di darsi alla latitanza”, sottolinea la relazione.

“Ma soprattutto occorre porre in rilievo come la scarcerazione in anticipo di un mafioso, addirittura di un ergastolano, è avvertita dalla popolazione delle aree di riferimento come una cartina di tornasole, la riprova di un’incrostazione di secoli, diventata quasi un imprinting: quello secondo cui mentre la sentenza della mafia è certa e definitiva, quella dello Stato può essere provvisoria e a volte effimera. Infine, è pure bene evidenziare che la concessione della detenzione domiciliare contraddice la ratio di quella in carcere, che punta ad interrompere le comunicazioni e i collegamenti tra la persona detenuta e l’associazione mafiosa di appartenenza”, si legge.
È la sanità il settore più appetibile e a maggior rischio di infiltrazione mafiosa in seguito all’emergenza Covid: “La semplificazione delle procedure di affidamento, in molti casi legate a situazioni di necessità ed urgenza, potrebbe favorire l’infiltrazione delle organizzazioni criminali negli apparati amministrativi, specie di quelli connessi al settore sanitario. In proposito, la massiccia immissione sul mercato di dispositivi sanitari e di protezione individuale, in molti casi considerati ‘infetti’ dopo l’utilizzo in ambienti a rischio, pone un problema di smaltimento di rifiuti speciali, settore notoriamente d’interesse della criminalità organizzata”.

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“Sono prevedibili, pertanto, importanti investimenti criminali nelle società operanti nel ‘ciclo della sanità’, siano esse coinvolte nella produzione di dispositivi medici (mascherine, respiratori, ecc.) nella distribuzione (a partire dalle farmacie, in più occasioni cadute nelle mire delle cosche), nella sanificazione ambientale e nello smaltimento dei rifiuti speciali, prodotti in maniera più consistente a seguito dell’emergenza. Non va, infine, trascurato il fenomeno della contraffazione dei prodotti sanitari e dei farmaci. Un polo di interessi, quello sanitario, appetibile sia per le consistenti risorse di cui è destinatario, sia per l’assistenzialismo e il controllo sociale che può garantire, come dimostrano i commissariamenti per infiltrazioni mafiose, nel 2019, delle Aziende Sanitarie di Reggio Calabria e Catanzaro”, si sottolinea.

La crisi economica in seguito all’emergenza Covid determinerà una “diffusa mancanza di liquidità, che espone molti commercianti all’usura, con un conseguente rischio di impossessamento delle attività economiche con finalità di riciclaggio e di reimpiego dei capitali illeciti” si legge ancora. “Tra i più esposti si segnalano gli alberghi, i ristoranti e bar, i bed and breakfast, le case vacanze e attività simili, i centri benessere e le agenzie di viaggi”. 

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Una ‘menzione particolare’ la Dia la riserva al settore della vendita e noleggio di autoveicoli: “La possibile chiusura di molte aziende e la carenza di liquidità comprometteranno notevolmente la vendita di autovetture e i servizi di noleggio. Potrebbero, pertanto, risultare esposte al fenomeno dell’usura e all’infiltrazione nelle compagini societarie innanzitutto le concessionarie di automobili di piccole e medie dimensioni”. 

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