De Ficchy: "Palamara mi definiva telecomandato? Non era sereno, sapeva che stavo indagando su di lui"
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De Ficchy: "Palamara mi definiva telecomandato? Non era sereno, sapeva che stavo indagando su di lui"

Parla l'ex procuratore di Perugia: "Certamente non un'amicizia, dunque, ma un rapporto di colleganza analogo a quelli che Palamara aveva con tantissimi altri".

Luigi De Ficchy
Luigi De Ficchy
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25 Maggio 2020 - 20.08


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Lui, l’ex procuratore di Perugia Luigi De Ficchy, è uno di quelli che ha fatto scoppiare il caso dopo aver ricevuto il fascisolo su Roma. Eppure è oggetto di un ‘venticello’ venefico che cerca di farlo passare come colluso in qualche modo con quel sistema che pure, come l’inchiesta dimostra, ha di fatto smantellato.

Il rapporto con Luca Palamara? “E’ il rapporto con un collega che, fino a prova contraria, è stato anche presidente dell’Anm e aveva relazioni con tantissime persone. Certamente non un’amicizia, dunque, ma un rapporto di colleganza analogo a quelli che Palamara aveva con tantissimi altri. Rapporto che ovviamente è finito nel momento in cui ho saputo che si sarebbe dovuto indagare su di lui”.
A parlare è l’ex procuratore capo di Perugia, ora in pensione, Luigi De Ficchy.

Secondo una delle intercettazioni dell’inchiesta che proprio la procura allora diretta da De Ficchy ha avviato su Palamara (riportata da ‘la Verità’), l’ex numero uno di Unicost definì “telecomandato” l’ex procuratore per via del rapporto che lo legava a Fabrizio Centofanti (che, prima di essere indagato a Perugia per la corruzione di Palamara era già finito in un’inchiesta a Roma) e altre persone coinvolte in indagini romane, come il commercialista Maurizio Sinigagliesi. De Ficchy nega con decisione: “Io che rapporti avevo con Centofanti? Era amico di Palamara, mica era amico mio. Lo conoscevo solo perché sono andato a due convegni che ha organizzato. Ma certo non ho mai fatto pressioni per lui. Anzi – dice De Ficchy riferendosi a Palamara – era lui che era interessato a Centofanti. Tra l’altro, Centofanti è indagato a Perugia con Palamara, quindi…”.

Quanto a Sinigagliesi, “certo, lo conoscevo, era il mio commercialista, e allora? Il punto non è questo, il punto è che De Ficchy, inteso come la procura di Perugia, è quello che fa il procedimento a Palamara… E’ chiaro, lui magari chissà cosa si aspettava, di essere archiviato immediatamente… Sa che è arrivata un’informativa a Perugia, e lo sa non certo da Perugia. E ovviamente da quel momento i rapporti cambiano, perché lui magari si aspetta che questa cosa venga chiusa tout court, e invece non viene chiusa, si fa un’indagine”. “Qualunque cosa dicesse Palamara in quel momento – argomenta l’ex procuratore – lo diceva in un momento in cui non era sereno perché sapeva dell’indagine di Perugia… è chiaro allora che non amasse il procuratore”.

Peraltro, aggiunge De Ficchy, “l’intercettazione in cui Palamara mi definisce telecomandato è del 16 maggio 2018: lui parla con Fava perché? Perché io mando al Csm le conversazioni aventi una valenza deontologica dal punto di vista dell’azione disciplinare nei giorni precedenti, per cui lui il 16 è già a conoscenza che c’è questa indagine per corruzione a Perugia nei suoi confronti. E’ ovvio non fosse sereno nei miei confronti”. E poi, aggiunge, “su quale base io sarei telecomandato? Palamara non lo dice via sms e nell’interrogatorio”.

De Ficchy non ci sta a sentire parlare di “pesca a strascico”: “Qualcuno ci ha contestato di aver mandato intercettazioni ‘selezionate’ al Csm per danneggiare la candidatura di Viola a Roma come successore di Pignatone. Niente di più falso: vennero inviate ai titolari dell’azione disciplinare le copie delle intercettazioni ambientali che avevano un valore deontologico. Punto. Quanto alle altre, sono venute fuori dopo, con il sequestro del telefono di Palamara, il 30 maggio 2019. E io, peraltro, sono andato in pensione due giorni dopo, il 1 giugno”.

“Dunque, – ricostruisce De Ficchy – il 30 maggio viene sequestrato il cellulare di Palamara, poi c’è voluto il tempo perché venissero estratte le chat, chat che sono state depositate solo adesso con il deposito degli atti perché non c’era motivo di farlo prima. E’ evidente quindi – rimarca l’ex procuratore di Perugia che non c’era motivo né possibilità di fare ‘pesca a strascico’ a favore dell’una o dell’altra parte, cosa che peraltro ritengo offensiva per chi, come me, ha lavorato lì e per i colleghi bravissimi che stanno portando avanti l’inchiesta a Perugia”.

“Ripeto: non è giusto che venga fuori che questa indagine è stata fatta a favore di qualcuno e contro qualche altro. D’altra parte, io che ne potevo sapere che sarebbe venuto fuori tutto questo? Certo, era un mondo che ben conoscevo e non è che mi abbia sorpreso più di tanto… Però noi intendevamo solo approfondire la fondatezza dell’ipotesi di corruzione nei confronti Palamara e non è giusto dire altrimenti”.

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