"Nella scuola non ci sono nomadi": polemica su un istituto di Firenze
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"Nella scuola non ci sono nomadi": polemica su un istituto di Firenze

Sul sito dell’istituto comprensivo «Masaccio» si specifica che non ci sono rom mentre gli studenti che vengono da sone svataggiate sono pochi. Classismo e razzismo? C'è chi giustifica: raccogliere quei dati è una norma di legge

Una classe scolastica
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globalist Modifica articolo

17 Gennaio 2020 - 18.32


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Razzismo? Un biglietto da visita che visti i tempi che corriamo fa leva sul razzismo latente? O, come altri dicono, solo un obbligo di legge e burocratico fatto uscire nel sito della scuola con posa sensibilità?
Infatti c’è una frase nella quale si specifica che nella scuola non ci sono nomadi. Parole che compaiono nel rapporto di valutazione dell’istituto comprensivo «Masaccio», scuola appena fuori dal centro storico di Firenze.
In poche righe si comunica a tutti (il documento è online e pubblico come prevedono le normative), che «il contesto socio economico della scuola e medio alto con un background familiare tendenzialmente alto».
E si spiega che «si tratta per lo più di liberi professionisti, settore terziario e commercianti».
Informando inoltre che «risulta infatti 0 la percentuale di genitori disoccupati in tutti gli ordini di scuola».
Il rapporto sulla qualità della scuola prosegue poi spiegando che «l’incidenza di studenti con cittadinanza non italiana è di 51 alunni», dunque minimo. E infine letteralmente si scrive: «Non sono presenti studenti nomadi, risulta invece un esiguo numero di studenti provenienti da zone particolarmente svantaggiate».
Ma che roba è?
La polemica è esplosa anche perché la brutta sensazione dell’esistenza di scuole classiste è alle porte.
Ma c’è chi minimizza e la spiega in un altro modo. Ossia che esiste una norma che prevede di verificare la presenza di ragazzi rom e anche di descrivere il livello sociale degli iscritti.
Il tutto non finalità discriminatoria ma solo per offrire una didattica migliore.
Sarà. Ma la norma dovrebbe prevedere che alcuni dati che riguardano la didattica restino di pertinenza degli insegnanti e non siano spiattellati sui siti internet, Altrimenti un dato socio-economico e etnico diventa quello che appare: discriminatorio.

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