Che storia può esserci dietro due senza dimora romeni, l’uno che ammazza l’altro con una scheggia di bottiglia al collo, dissanguandolo? Una storia senza storia, già è troppo una notizia nei giornali locali. Forse quella scheggia al collo che recide l’arteria, senza che i due lo sapessero, assassino e vittima, è stata solo un “acceleratore”. Una strada più veloce alla fine. Un pò come il vino, due, tre cartoni, due, tre pugni al fegato, anche quello un”acceleratore”. Due senza dimora che la notte la passavano negli spazi osceni di uno dei tanti osceni centri commerciali che ormai fanno da corona a Roma, come ad ogni altra nostra città. Di chi è morto si sa poco, altrettanto di chi ora è in una cella. Che se avesse il cielo sarebbe meglio della strada. Peccato per la piccola felicità della sera, al supermercato, quando c’è poca gente, alla cassa con gli spiccioli e i cartoni sotto l’ascella.
Se la solitudine avesse consistenza e colore, guardando le loro mani, prima del sangue, l’avremmo trovata nelle pieghe delle dita, nei tagli del palmo delle mani, “penetrata così a fondo che non si poteva lavar via”, come ha scritto John Williams in “Stoner” tracciando il profilo del padre contadino, con la terra tutt’uno con la carne e i calli. Ora, per uno è finita, l’altro dovrà attendere. Come tanti altri. Come se quei due e tutti gli altri non fossero nati per provare, come noi, ad essere felici. Se riuscissimo a ripercorrere a ritroso le loro vite senza storia, sfogliando il quaderno unto dei loro anni, forse un mozzicone di storia lo troveremmo. Solo un mozzicone. Raccolto da terra e riacceso, per due anelli di fumo in aria.
Un senza casa uccide il suo amico: storia di una storia senza storia
Se riuscissimo a ripercorrere a ritroso le loro vite senza storia, sfogliando il quaderno unto dei loro anni, forse un mozzicone di storia lo troveremmo. Solo un mozzicone
Onofrio Dispenza Modifica articolo
16 Settembre 2018 - 18.36
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