Prof pestati e bullizzati. La deriva nera della scuola, con la complicità delle famiglie
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Prof pestati e bullizzati. La deriva nera della scuola, con la complicità delle famiglie

L'episodio di Lucca è solo l'ultimo di una serie impressionante. E' saltato il rapporto di fiducia tra scuola e famiglia, ovvero il patto di corresponsabilità educativa?

Che sta succedendo nella scuola italiana?
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19 Aprile 2018 - 08.51


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Deve essere saltata una diga, ma importante, se i ragazzini bullizzano i professori in classe. Accade sempre più di frequente, decine e decine di casi. Il rischio è che fra un po’ non ci faremo più caso. E gli insegnanti saranno lasciati ancora più soli in queste classi dove vengo derisi, umiliati, mortificati. Deve essere saltata la diga della famiglia. Perché spesso a pestare gli stessi insegnanti sono proprio i genitori dello studente che pretende un buon voto o assoluta libertà d’azione a dispetto della disciplina. In un appello su Change.Org al capo dello Stato Mattarella, un gruppo di docenti scrive: “Sono fatti che evidenziano quanto sia profondamente mutato il rapporto di fiducia tra scuola e famiglia, che interrompono bruscamente quel patto di corresponsabilità educativa e che vanno condannati con forza. È sconvolgente pensare che un genitore possa entrare in una scuola e compiere atti simili o che uno studente si possa permettere di picchiare da solo o in gruppo un docente”. Vorrebbero una norma capace di difenderli. I professori italiani dicono: “Occorre una legge che comporti delle sanzioni che siano da esempio educativo per le generazioni future, serve una norma che tuteli il libero esercizio dell’insegnamento quale base per la crescita delle generazioni che verranno.Serve una legge atta a prevenire episodi del genere che si aggiungono alla non facile situazione del comparto scuola maltrattato sul piano economico, giuridico e sociale”. Ma una legge può cambiare un clima, un modo di essere, questa violenza che striscia?

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Botte, poi l’immancabile video. L’ultima storia è accaduta in un Ict di Lucca. Qui il docente è stato aggredito verbalmente da un alunno che aveva ricevuto un pessimo voto. “Prof non mi faccia arrabbiare, metta sei”, gli ha urlato il giovane. Poi puntandogli il dito in faccia: “Qui comando io. Si metta in ginocchio”. Naturalmente tutto questo è stato ripreso e postato in Rete, con assoluta faccia tosta, un senso di totale impunità.  Oggi viene fuori un’altra vicenda  inquietante, accaduta  un anno fa ai Castelli Romani. Viene fuori perché il video è diventato virale. Istituto Tecnico di Velletri. L’immancabile coatto che si rivolge alla prof e la minaccia con queste parole: “Te faccio scioglie in mezzo all’acido, te mando all’ospedale professore'”. Un piccolo, arrogante mafioso. 
Storie terribili. Dalla professoressa disabile “bullizzata” e derisa dai suoi alunni in una scuola di Alessandria (con tanto di video postato su WhatsApp), alla maestra di Palermo presa a pugni dal genitore di un alunno perché aveva lamentato le troppe assenza di suo figlio. Solo lo scorso 7 aprile a Torino, istituto tecnico Russel Moro, due persone hanno aggredito un docente, “colpevole” di non aver fatto entrare un alunno in classe perché arrivato tardi alla lezione. Il ragazzo ha avvisato il padre, che si è presentato assieme ad altre due individui che hanno colpito con un pugno alla mandibola il professore, per poi fuggire.

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 Il caso di Giuseppe Falsone. Peggio è andata a Giuseppe Falsone, insegnante di matematica alla scuola media Casteller di Paese in provincia di Treviso. Ha accompagnato un ragazzino nel cortile esterno, nonostante l’alunno non volesse alzarsi dalla sedia. Morale: è stato preso a schiaffi dai genitori mentre la scuola ha aperto un procedimento disciplinare contro il professore. Falsone ha scritto alla Fedeli. «Gentile Ministro, è ammissibile per buonsenso e messaggio educativo che un docente aggredito, ingiuriato, minacciato e abbandonato a se stesso debba anche difendersi dal fuoco amico? Mi chiedo come mai la parola di minorenni diseducati e le minacce di famiglie aggressive mettano in discussione la serietà di chi ogni giorno lavora per costruire conoscenza e competenza ma anche le donne e gli uomini di domani».
Febbraio nero. Solo a febbraio una sequenza di episodi gravissimi. 1° febbraio, Caserta. Un 17enne accoltella la professoressa di italiano al volto. Motivo: la docente voleva interrogarlo per fargli recuperare una insufficienza. 10 febbraio Foggia: vicepreside aggredito dal genitore di un alunno. Ricoverato con trauma cranico e addominale. Il prof aveva ripreso il ragazzino che spintonava una compagna.
14 febbraio, Piacenza. Qui l’insegnante è stata aggredita da uno studente di prima media, che ‘ha colpita ripetutamente ad un braccio. Come riporta il quotidiano locale “Libertà”, la donna è stata portata in ospedale con una prognosi di sette giorni. Il ragazzino è stato sospeso con obbligo di frequenza e la scuola ha presentato una denuncia per infortunio sul lavoro e una segnalazione ai servizi sociali.

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E poi in Sicilia, e nel Lazio, in Campania.
E’ saltata una diga, ma bisogna intervenire. Non serve solo una legge ma un profondo ripensamento dei rapporti tra famiglie e scuola. Restituire valore all’insegnamento e a chi insegna, a questi docenti malpagati e maltrattati che sono il primo mattone dell’educazione anche civica dei nostri figli. Pensiamoci ora, subito, prima che sia troppo tardi.

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