Sequestrato il cellulare in classe, la famiglia denuncia la scuola
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Sequestrato il cellulare in classe, la famiglia denuncia la scuola

Dopo la lezione non gli hanno restituito il cellulare e i genitori non riuscivano a contattarlo.

Cellulari in classe
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globalist Modifica articolo

24 Gennaio 2017 - 17.10


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Si è visto sequestrare il telefonino cellulare che stava usando in classe, e che non gli è stato restituito a fine delle lezioni, così uno studente di 18 anni ha denunciato l’istituto ai Carabinieri di Treviso. Senza poter utilizzare il cellulare al termine delle scuola, il giovane non aveva potuto tenere i contatti con i familiari i quali, trovandosi fuori città, avevano cercato di contattare il figlio per assicurarsi stesse bene. Ma gli insegnanti della scuola, il “Duca degli Abruzzi”, avevano messo in cassaforte il telefonino, per restituirlo direttamente ai genitori dello studente. Le ipotesi formulate nella denuncia sono di sequestro illegittimo e abuso di potere. “A scuola non deve prevalere il codice civile o il codice penale. Queste sono le regole del vivere – ha detto l’assessore regionale all’istruzione, Elena Donazzan, commentando la vicenda – In una comunità educativa, e questo la scuola dovrebbe tornare ad essere, ci devono essere regole interne”. Secondo il parere dell’avvocato penalista trevigiano Fabio Capraro, “il ritiro del telefonino, soprattutto ai maggiorenni, costituisce una forma di sequestro improprio che non può essere esercitato dal docente. Fermo restando la legittimità di un’eventuale sanzione prevista dal regolamento scolastico”. Il legale biasima il comportamento tenuto dalla scuola pur concordando con la circolare del Ministero della Pubblica istruzione, nella quale si rileva che “l’uso del cellulare rappresenta un elemento di distrazione sia per chi lo usa che per i compagni, oltre che una grave mancanza di rispetto per il docente configurando, pertanto un’infrazione disciplinare sanzionabile attraverso provvedimenti” che prevedono anche “attività ‘riparatorie di rilevanza sociale come la pulizia delle aule, attività di assistenza o volontariato”. La circolare prevede “adeguate sanzioni, secondo il criterio di proporzionalità, ivi compresa quella del ritiro temporaneo del cellulare durante le ore di lezione”. “L’utilizzo del telefonino – sottolinea Donazzan – non deve avvenire in classe, e quindi va ‘sequestrato’. E’ chiaro che poi il bene deve essere restituito, ma potrebbe essere ridato a fine anno. Allora la pena sarebbe quella vera e dura. Non centra il codice civile: tu sei in classe, sei sottoposto a regole, che sono quelle, il docente in quelle ore rappresenta l’autorità della scuola: C’è un preside, e un consiglio di istituto scolastico, che, in virtù dell’autonomia, determinano il vivere e le regole all’interno della struttura. Credo che oggi, al di là di chi è proprietario del bene, e il telefonino è un bene mobile, dentro la scuola debbano vigere altre regole”. “La circolare – è la contro deduzione di Capraro – non è una fonte di legge che può andare in contrasto con norme giuridiche esistenti. Il sequestro può essere disposto solo dall’autorità giudiziaria”.

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