“È morto, è munnizza…”. Ad urlarlo ai giornalisti che sono venuti qui a Borgo Vecchio, per intervistare la famiglia, è una urla delle tre sorelle dell’ultimo pentito di mafia, Giuseppe Tantillo. Per lei, per le sorelle, per la famiglia Giuseppe Tantillo è morto, è spazzatura. Dissociazione netta, senza ripensamenti, fatta in piazza perché tutti sentano, perché lo registrino i giornalisti e il segnale arrivi chiaro e netto.
Il copione si ripropone: la famiglia considera morto chi ha parlato per due motivi. Intanto, per mettere una paratia ad eventuali vendette e ritorsione della “famiglia” e degli alleati. E poi, perché così è possibile mantenere il ruolo, magari prendere in mano l'”eredità”.
Borgo Vecchio è il mercato del centro città, a due passi dal salotto buono di Palermo, dal viale della Libertà. Qui il pizzo continua ad essere quotidianità. A tanti anni di distanza dalle denunce, dall’isolamento e dall’uccisione di Libero Grassi, c’è chi preferisce pagare e stare tranquillo. Ora i commercianti dell’elenco di Tantillo saranno sentiti uno alla volta, sentiti anche quelli che non sono ancora noti e che pure sono nel racconto del boss pentito. In piazza, al Borgo, la sceneggiata teatrale della sorella di Tantillo è servita: “Andate via, altrimenti vi scanno”, urla ai giornalisti. E sferra un calcio, al giornalista e alla telecamerica che riprende l’assalto. La piazza si riempie di persone per la pubblica dissociazione dei Tantillo. Poi Borgo Vecchio torna alla<"normalità" apparente: il banco delle olive, il pesce continuamente innaffiato, la frutta, il pane, i cd contraffatti, gente che si muove e confabula, la gente della Palermo bene che sta a cinque minuti, che si muove tra le bancarelle per una spesa accattivante.
